I
Lloth nascono nel lontano 1995 come primo progetto Black Metal della compianta Maria "Tristessa" Kolokouri prima che l'artista greca fondasse le Astarte e lasciasse il gruppo nelle mani del marito.
Il tempo, inesorabile, ha cancellato tante cose nel frattempo, anche la vita di Maria, ma ha consentito ai
Lloth di tornare in pista nel 2017 con il loro album di debutto e di rilasciare, adesso,
"Archees Legeones" secondo lavoro di una carriera che, forse, avrebbe meritato altra sorte e diversa visibilità, piuttosto che una dimensione molto underground nella quale invece si muove.
Si sa, la giustizia è solo una parola di cui molti si riempiono la bocca ma che, in verità, non esiste, ed allora l'hellenic black metal del gruppo, sapientemente intriso di partiture death e folk, ricco di fascino, melodie arcane, perfettamente ancorato alla tradizione calda e melodica del genere, molto elegante negli arrangiamenti (i tasti di avorio sono magici), irresistibile nei suoi riferimenti al metal classico, oscuro e violento la dove serve, multiforme sia per scelte strumentali che vocali, esce fuori tempo massimo, quando tutto è stato già detto, ed in un momento storico nel quale la musica, quella vera, non interessa praticamente a nessuno poiché ci si è fossilizzati sui grandi, vecchi nomi, ci si è prostituiti al business, alle mignotte ed alle storpie ideologie woke che, come un veleno, ammorbano la società.
Tutto ciò è un peccato perchè questo album è un affresco di classe di una Nazione dalla storia irripetibile, è un concentrato di musica suonata solo con il cuore e con alcuna velleità commerciale, è lo spaccato, perfetto, dell'essenza dell'Hellenic Black Metal declinato in una chiave personale dai contorni quasi operistici, e poi, lasciatemelo dire, è un album che si chiude con un brano che richiama nel titolo "Doomed Dark Years", esordio delle Astarte, con il merito, dunque, di omaggiare una artista che ci ha lasciato troppo presto, un omaggio, manco a dirlo, di alta qualità come quella che ritroverete, inoltre, in ogni composizione di questo
"Archees Legeones", dischetto irrinunciabile per i nostalgici di un'epoca magica, ma anche per i pochi che, ancora, credono nella musica come forma di arte.
Senza timore, dunque, fate vostro questo piccolo gioiello e godete del suo saper essere antico in un mondo schifosamente moderno.
Buon ascolto.
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