Abmut è una one-man band black metal cilena fondata nel 2021 dal musicista
Ceață. Il progetto ha all’attivo due full-length: l'ottimo
"Temphioth: Ignis Tremendae" (2023) e il più recente
"Sempiternal Realm of Solitary Spirits" (2025), pubblicato dall’etichetta
Consumed by the Flames Productions in questo giugno 2025.
Il secondo album degli
Abmut è un condensato di black metal classico tra i più intensi che mi sia capitato di ascoltare in questo 2025. Non il migliore in senso assoluto, ma senz’altro tra i più feroci, emotivamente devastanti e sinceri.
"Sempiternal Realm of Solitary Spirits" è un vortice di pathos oscuro, condensato e bruciante, che esplode in dinamiche ora iconoclaste, ora sorprendentemente poetiche e mistico-sacrali.
Ci troviamo davanti a una realtà estrema misantropica, figlia della scuola più ancestrale e crudele: quella del primissimo
Burzum e dei
Darkthrone; altresì nelle dinamiche più furenti e "tecniche" troviamo anche echi provenienti dalla Finlandia. Un black metal scheletrico e viscerale, ma non privo di innervazioni melodiche, di intuizioni armoniche essenziali che ne accrescono l’alone rituale, rendendolo – paradossalmente – fruibile e quasi stregato.
A permeare in profondità il tutto, c’è anche una forte componente DSBM: non solo nello scream straziante di
Ceață che lacera come vento tra ruderi, ma anche negli sporadici giri armonici (di fattura "Post") che evocano fantasmi e solitudini abissali. Questa è Arte del male nella sua forma più pura, occulta fino al midollo, rovente come la classica fiamma nera che brucia sotto l'epidermide, divorando e autodivorandosi. Un
Ouroboros che si consuma per poi rinascere più deciso, fiero e spirituale.
È il battito interrotto del mondo oscuro, che arresta il divenire per poi impossessarsene. È l’istante eterno che implode in uno sfondo assolutamente nero.
Teologia della negazione. Non del divino rivelato, bensì dell'abisso che si fa assoluto.
Pure Fucking Black metal.
Recensione a cura di
DiX88
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