Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2025
Durata:35 min.
Etichetta:Argonauta Records

Tracklist

  1. MY BLUE WIFE
  2. INEXPLICABLE THINGS
  3. COULD HAVE BEEN FOREVER
  4. BLACK WATER
  5. MY BLUE HUSBAND
  6. AREN'T WE
  7. BURN AND HEAL
  8. THESE LOVELY THINGS
  9. TO TEMPTATION

Line up

  • Dawn Brown: vocals
  • Dandy Brown: vocals
  • Nick Hannon: bass
  • Marlon King: guitar
  • Steve Earle: drums
  • Country Mark Engel: additional guitars on tracks #3, #5
  • David Angstrom: additional guitars on tracks #2, #3, #4, #5, #7, #8, #9

Voto medio utenti

I Lorquin's Admiral sono il risultato di una coalizione tra membri attuali ed ex componenti di Afghan Whigs, Fizz Fuzz, Hermano, Luna Sol, Orquesta del Desierto, Sons of Alpha Centauri e Yawning Sons.
Ciò appurato, il contesto espressivo è abbastanza prevedibile, mentre leggermente meno “scontata” è la capacità di questo collettivo di rendere vitale, pur senza rivoluzioni “epocali”, una formula artistica che ha visto primeggiare, oltre ad alcuni dei già citati, “gente” come Kyuss, Queens Of The Stone Age e Masters of Reality.
Riuscire a fornire una “chiave di lettura”, soprattutto melodica, così intrigante all’interno di un genere parecchio ortodosso e “riconoscibile” non è un aspetto da sottovalutare e la scelta della doppia voce maschile / femminile (fornita dai coniugi Brown) contribuisce a rendere maggiormente “particolare” la proposta musicale.
Il vocabolario espressivo competente, perspicace e ampio dei protagonisti di “Lorquin’s Admiral” rappresenta ovviamente il fulcro della questione, attorno al quale orbitano canzoni sempre magnetiche e focalizzate, in cui il dosaggio degli elementi sonori è parecchio meticoloso e redditizio.
Un sound, insomma, al tempo stesso visionario e affabile, che evoca raffinati panorami desertici, come accade in “My blue wife”, “Black water”, “Aren't we” e “To temptation” (tutta “roba” che Chris Goss approverebbe …), diventa più ammiccante in “Inexplicable things” e si carica di cangianti vapori psichedelici in “Could have been forever”.
My blue husband” evoca nella memoria una sorta di fusione tra QOTSA, Cream e Hole, “Burn and heal” risponde alla domanda (ammesso che qualcuno se la sia mai fatta …) di come avrebbero suonato i Kyuss con una frontwoman, mentre con le stratificazioni vocali di “These lovely things” la band sembra voler omaggiare i sixties e la celebre “Era dell'Acquario”.
Che si tratti di un progetto “estemporaneo” o di qualcosa di più duraturo, lo scopriremo col tempo, ma francamente mi auguro che i Lorquin’s Admiral continuino a proporre il loro “rock dei deserti” con lo stile aguzzo e affascinante che contraddistingue questo brillante esordio.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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