Con
“Mossblood”, rilasciato in via indipendente in questa fine giugno 2025, i
Lichen confermano e affinano la via già tracciata con il loro primo album,
“Spear & Stone” (2024). Questo secondo lavoro si inserisce perfettamente sul solco del debutto, riaffermando un black metal di matrice scandinava, dalla sensibilità profondamente anni ’90, reinterpretata però con un tocco contemporaneo.
Il trio statunitense propone un suono potente, viscerale, smaccatamente misantropico. Le atmosfere restano avvolte da un’aura mistica e occulta, che sembra richiamare un immaginario legato a licheni, funghi e scenari naturalistici dai contorni preistorici ed esoterici.
Dal punto di vista stilistico, come si può facilmente intuire da quanto abbiamo appena scritto,
“Mossblood” è un omaggio all’iconoclastia della fiamma nera norvegese. Si ritrovano chiaramente i dettami della scuola
Darkthrone, e nei frangenti più rapidi e martellanti dei
Ragnarok. Inoltre, emergono anche sfumature melodiche e tecniche di matrice svedese e finlandese, con echi di band come
Dark Funeral e
Sargeist, insieme a suggestioni più rarefatte e sinfoniche tipiche della scena di
Octinomos e
Parnassus — quest'ultimi specie nello scream, spesso lontano, riverberato, quasi confuso, che aggiunge un alone di mistero. Alcuni momenti di armonizzazione più articolata, sempre sul sentiero delle "sinfonie", evocano persino la scuola
Emperoriana, senza tuttavia mai snaturare l’approccio diretto e selvaggio.
Il vero punto di forza di
“Mossblood” è la coesione di questi elementi: i
Lichen riescono a fondere sfuriate primitive con una tessitura armonica che attraversa l’intero disco senza mai intaccarne l’attitudine ferina. Lo scream è pervasivo, tagliente, e ammaliante, innestandosi su riff ora gelidi e abrasivi, ora sorprendentemente evocativi, declinati con un gusto ear catcher ben dosato.
In un panorama odierno saturo di black metal scolastico,
“Mossblood” si distingue per l’alto livello compositivo: un disco che non inventa nulla di radicalmente nuovo, ma che dimostra come sia ancora possibile riproporre un sound primordiale e fottutamente vecchia maniera con una qualità di scrittura sopra la media.
Questo secondo capitolo dei
Lichen si dimostra un’opera di grande solidità, capace di conquistare chiunque cerchi nel black metal un contatto diretto con la violenza e il mistero di una natura selvaggia, indomita, incontaminata.
Otto strali di ghiaccio nero pronti a conficcarsi nel vostro petto.
Recensione a cura di
DiX88
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