Un nuovo gruppo svedese di
rock melodico?
Ebbene sì, e benché la notizia non sia per nulla “sbalorditiva”, non posso che accogliere con una certa curiosità i
Peterified, la creatura artistica del
songwriter e
vocalist Peter Johansson (ex Magasin 99 e Amber Lynxx).
Affiancato da
Mikael Johansson (ex Magasin 99, Free Alloy) e
Mattias Ingvarson (ex Poker), nonché supportato da
Johan Wallerstedt e
Anton Roos (ex Seventh Crystal e Saffire), il nostro sforna questo debutto forte di una “regia” sonora di prim’ordine (l’
album è prodotto e
mixato da
Victor Olsson e masterizzato da
Thomas “Plec” Johansson, già impegnati con Nestor, Saffire, The Night Flight Orchestra, Gathering Of Kings, ecc.) e lo destina a tutti i seguaci della versione più “teatrale” e felpata del genere, mescolando
Meat Loaf,
Elton John, Bon Jovi e Pride of Lions, aggiungendo poi all’impasto musicale barlumi dell’
epos di
Bruce Springsteen.
“
Trial by fire” si rivela, così, un disco che punta essenzialmente sulla passionalità e sull’enfasi melodrammatica, e che si concede abbastanza di rado a “scosse” di elettricità armonica, il tutto polarizzato sulla voce di
Johansson, piena e istrionica, sebbene non sempre assolutamente impeccabile sotto il profilo dell’intonazione.
Il misurato contagio
anthemico e corale di “
Dangerous curves” predispone favorevolmente all’ascolto dell’opera e anche la successiva “
Stole my heart away”, pulsante e magniloquente, alimenta un interesse che nella disinvolta “
Never mind” si riduce fatalmente a causa di una rivedibile prestazione vocale.
La ballata “
Weekend lover” inaugura la sezione esplicitamente sentimentale e struggente della raccolta, ma nello stesso ambito in “
Trial by fire” si può trovare di meglio, espresso nella purezza pianistica di “
In God we trust” o ancora nella vena malinconica di "
On my own” e “
Together tomorrow”.
In mezzo a tanta inquietudine non dispiacciono la spigliatezza incalzante di “
Helpless” e le affabili e solenni vibrazioni soniche di “
Point of no return”, lasciando, infine, al clima trionfale ed eroico di “
Coming home (Mill Valley)” il compito di sigillare un allestimento discografico che cerca, in qualche modo, di far convivere (in salsa nordica) gli insegnamenti di
Jim Peterik e
Jim Steinman, due
Maestri che per essere omaggiati in maniera veramente produttiva esigono un ulteriore sforzo soprattutto dal punto di vista della vitalità compositiva.
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