Autobiografia FLEA (RED HOT CHILI PEPPERS) - "Acid for the Children" (Grand Central Publishing, 2019, 370 pagine, 30 USD)

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Pubblicato il:23/01/2020
Se pensate che sia inutile leggere questa autobiografia di Flea, il celebre bassista dei Red Hot Chili Peppers, vi sbagliate di grosso.

Vi do' tre buoni motivi per leggerlo:

1) è scritto bene e non è poco per un libro.
2) L’ha scritto Flea e non altri. Sembra scontato ma provate a vedere quante autobiografie di personaggi famosi sono state in realtà scritte da ghost writer e poi ne riparliamo.
3) Il terzo motivo – ed è forse il più interessante - è che, in questo libro non ci troverete la storia della carriera di Flea. Già, perché Acid for the Children parla dell’uomo Michael Peter Balzary (vero nome dell’artista) e dei travagli giovanili che lo hanno portato ad essere la persona che è oggi. Tutti noi lo conosciamo come folle ed eclettico bassista dei Red Hot Chili Peppers ma, dietro a questo aspetto, c’è una persona sensibile, a tratti molto fragile, alla continua ricerca di quell’affetto e di quella serenità d’animo che gli sono mancati nel corso di tutta la prima parte della sua vita.

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Nato nel 1962 a Melbourne (Australia), a quattro anni si trasferisce con i suoi genitori e la sorella a New York, dove il padre, un funzionario delle dogane australiane, è stato trasferito per lavorare per qualche anno presso il locale Consolato. Dopo un po' di tempo, la madre inizia a prendere lezioni di chitarra, si invaghisce del suo maestro, Walter Urban, e per la famiglia Balzary è la fine. Il padre sarà costretto a tornare a Melbourne mentre la madre si stabilirà definitivamente con il suo maestro, che diventerà il patrigno di Michael e gli cambierà ben presto la vita.
Walter, infatti, è un personaggio emotivamente instabile, soggetto a improvvisi quanto terribili scatti di collera che semineranno il terrore in famiglia e lasceranno ferite indelebili nel piccolo Michael.
Succube della propria dipendenza da alcol e droghe, Walter non sarà mai capace di dare uno straccio di educazione ai suoi figliastri, pur volendo loro molto bene. Avrà però il merito di instillare in Michael un amore viscerale per la musica, portandolo alle frequenti jam session del gruppo jazz in cui suonava il contrabbasso.

La descrizione di Michael che guarda rapito il suo patrigno in preda a una violenta estasi musicale è forse uno dei momenti più belli e toccanti di questo libro, anche perché ci spiega da dove viene la fisicità del modo di suonare di Flea. Walter “mi ha insegnato cosa significa trasformare il dolore in bellezza”, dirà il bassista dei Red Hot.

I concerti del padre porteranno Michael a suonare la tromba e ad appassionarsi al jazz, prima ancora del funk e infine del rock: Miles Davis, Charlie Haden, Dizzy Gillespie, Art Blakey saranno i suoi eroi, prima ancora di Jimi Hendrix e dei Funkadelic.

Il secondo grande cambiamento della vita di Michael sarà determinato dall’incontro sui banchi di scuola con Anthony Kiedis, futuro cantante dei Red Hot. Fino a quel momento, Michael era stato un bambino solitario, sensibile e propenso a chiudersi in sé stesso e a sognare leggendo libri. L’incontro con Anthony lo aiuterà a tirar fuori la parte più eccentrica del suo carattere e ad acquistare più sicurezza in sé stesso. Ma sarà anche il prologo della sregolata sua adolescenza, trascorsa sulle strade di Los Angeles (dove la famiglia si era nel frattempo trasferita) a vivere di furtarelli, a ciondolare in posti poco raccomandabili e a provare ogni tipo di stupefacente. E sarà inoltre l’inizio di un lungo rapporto di amicizia, reso complesso dal carattere fortemente dominante di Kiedis.
Alla fine del libro, si rimane con l’impressione che i due non siano ancora venuti completamente a capo delle rispettive differenze caratteriali. Ne dà un indizio lo stesso Flea, quando ammette di non aver mai letto l’autobiografia di Anthony Kiedis, “Scar Tissue” pubblicata nel 2004, pur sapendo che vi sono dei passaggi non lusinghieri nei suoi confronti.

Acid for the Children è una sorta di romanzo di formazione, che si svolge fra vagabondaggi, risse, brutti incontri, feste a base di coca. Pagina dopo pagina, incontrerete altri personaggi dell’universo Red Hot: dal primo batterista, Jack Irons, al primo chitarrista, l’israeliano Hillel Slovak, che tanta influenza avrà sulla crescita artistica di Flea. Fu lui infatti che gli insegnò i rudimenti del basso e lo introdusse inoltre al punk, facendolo diventare fan di band come i Black Flag, i Circle Jerks e, in generale, di tutta la scena punk losangelena di fine anni Settanta-inizi Ottanta. Fu lui inoltre a riaccoglierlo nella band, dopo un breve periodo trascorso a suonare il basso nella band hardcore Fear.

Slovak purtroppo lascerà questo mondo nel 1988 a causa di una overdose ed è forse la sua tragica morte il rimorso piu’ grande di Flea, il quale sembra ancora non darsi pace per non aver fatto abbastanza per salvare l’amico.
Non è esagerato dire che, dopo la musica, è la droga una delle grandi protagoniste di questo libro: dalla marjuana, allo speed, alla cocaina al metadone. E’ un mondo che Flea ha imparato a conoscere da giovanissimo (la copertina del libro lo ritrae mentre fuma uno spinello a dodici anni!) e che esplorerà a fondo per tutta la sua adolescenza. Diversi passaggi del libro sono scritti con la stessa lingua che userebbe il pusher sotto casa vostra. Memorabile è la scena in cui Flea descrive, con dovizia di particolari, il processo per spararsi cocaina nelle vene, neanche fossimo in una scena di Trainspotting. Ma non c’è esaltazione di tutto questo: al termine del libro Flea confesserà che, con il senno di poi, non ripeterebbe gli errori commessi nel passato.
Il libro si chiude con la descrizione del primo concerto dei Red Hot e, dalle ultime battute, lascia presupporre che vi sarà un seguito. Pubblicato lo scorso 5 novembre, non è stato ancora tradotto in italiano. Ora sapete che regalo farvi, se siete in procinto di venire in vacanza negli States.
Articolo a cura di Nick Bondis

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