(05 gennaio 2020) Soul S Chain + Red Masquerade @ Condor Dark Club, Rubiera (MO)

Info

Provincia:MO
Costo:non disponibile
Il Condor è il classico locale metal di periferia, in questo caso la ridente località di Rubiera tra Modena e Reggio Emilia. Un'ora circa da Verona, zona della mia provenienza, si trova nella zona industriale, scelta evidentemente saggia per evitare querelle con vicini poco comprensivi.

Diviso in due sale, una grande in cui al termine ma anche durante i concerti è possibile ballare sonorità goth wave (con persino un'incursione a fine serata di Morrissey con la splendida Everyday is like sunday). Divanetti con mise fuori tempo massimo caratterizzano un po' tutte le aree del locale, compresa l'ultima sala in cui si sono tenuti gli eventi.

Al bancone servono, a prezzi discoteca oriented, birra e superalcolici, così come bevande di vario genere ad esclusione della Coca Zero.

Immagine


L'inizio deciso da parte del primo gruppo, condotto da una cantante smart ma carismatica, mi introietta nell'aspetto live del locale. L'originalità vocale dei Red Masquerade non la fa da padrona. Cionostante la band sorregge la prova di Marika Mura con dovizia, costruendo intelaiature metalliche che si barcamenano tra gothic ed accenni sinfonici, che purtroppo non sfociano mai nel black metal più melodico. Un peccato perché la "Gilded Cunt" mandata poco prima nelle casse del locale, seppur non certo una delle migliori tracce dei Cradle of Filth, aveva fatto sperare in una domenica sera all'insegna della violenza sonora. Che, purtroppo, seppur presente, é risultata stereotipata e quasi inglobata nella prova dei Red Masquerade.

Immagine


"Ci siete Condor?!", ha urlato ad un certo punto la rossocrinita cantante, resa più accattivante dal continuo accavallarsi di luci rosse e blu on stage. "" si potrebbe parafrasare la risposta effettiva del pubblico, incentivata anche da un sound non equilibratissimo, con la chitarra in primo piano. La cover di "A Forest" degli In This Moment arieggia l'atmosfera un po' plumbea creata dalla band bolognese, prima della salita sul palco della seconda band: i Soul S Chain.

Che, lo voglio sottolineare subito, hanno un piglio più deciso rispetto agli opener. Non perché i primi fossero scarsi in termini assoluti, anzi, ma i Soul S Chain mettono in campo una direzione stilistica più definita. In questo caso molto vicina a quanto già fatto da act black metal sinfonici, in particolare i Cradle of Filth.
Le rose ancorate all'asta del microfono del cantante e le numerose candele sparse sul palco ne sono riprova, anche sotto il profilo estetico. Durante la performance del gruppo è il batterista ad emergere con una buona capacità di blast beat ed incastri abbastanza interessanti.

Immagine


Il vantaggio del drummer risiede ancora una volta nel sound generale, un po' impastato e che non permette di udire con chiarezza estrema né basso né chitarra. Il cantante cerca di animare le prime file mentre le persone all'interno della sala sono cresciute di qualche decina di unità, attestandosi poco sotto il centinaio. La vocalità aspra completa un quadro che trasuda atmosfere gothiche.

Al termine del concerto buona la selezione musicale nelle sala, che si trasforma in discoteca metal. Tra una "People=Shit" e brani di Pantera, Drowning Pool & co gli astanti si dimenano forsennati. Altrettanto accade nella sala limitrofa, con balli che si alternato su brani più sperimentali e new wave, tra Kaelen Mikla e altri artisti.

Immagine
Report a cura di Bomma

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per questo concerto! Vuoi essere il primo?