Shroud of Despondency - LanzerRath / Shroud of Despondency (Split album)

Copertina 6,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2024
Durata:40 min.
Etichetta:Northern Spire Productions
Distribuzione:Northern Spire Productions

Tracklist

  1. SHROUD OF DESPONDENCY - THE SOURCE OF MULTIVERSAL DEGRADATION
  2. SHROUD OF DESPONDENCY - CELESTIAL VENCOM
  3. LANZERRATH - NEBULAR COLLAPSE: THE DISSOLUTION OF ORDER AND MEANING

Line up

  • Shroud of Despondency
  • Rory Heikkila All instruments, Programming, Vocals
  • Ron Blemberg Vocals
  • LanzerRath
  • Orelisk All instruments, Vocals (additional) (2018-present)
  • See also: Draudr, Orelisk, ex-Undercroft
  • I Vocals (2018-present)
  • III Vocals (additional) (2019-present)
  • III I Vocals, Additional Programming
  • III II Spoken word, Vocals (additional)

Voto medio utenti

Questo split album (Northern Spire Productions), della durata di circa 40 minuti, suddivisi in soli tre pezzi, vede l'unione degli americani Shroud of Despondency e dei connazionali LanzerRath.

Shroud of Despondency

I ragazzi sono attivi nel settore dell'underground americano dall'ormai lontano 1999, e contano nella loro discografia un numero enorme di full-length, ben 17 per essere precisi (dal 2002 a oggi).
In questo split ci propongono due brani che si muovono su binari progressive piuttosto melodici, contraddistinti da un riffing abbastanza articolato, visto e considerato il genere. Viene perlopiù usata la formula del riff portante di base ripetuto per buona parte della traccia; il quale è frequentemente spezzato da vari elementi sinfonici e orchestrali, che, in tali momenti, emergono dal sottofondo impadronendosi della scena.
Queste partiture orchestrali, in particolar modo quando subentrano le tastiere, abbinate a un certo utilizzo delle clean vocals, personalmente mi hanno richiamato alle memoria gli Arcturus di "La Masquerade Infernale" (1997), e talvolta i Dimmu Borgir.
Vi è da segnalare che le clean vocals sono uno dei punti deboli degli Shroud of Despondency, poiché, in alcuni momenti, assumono connotati talmente catchy da innescare un effetto idiosincrasico con l'anima nera che sta alla base della proposta, finendo per collocarsi nella terra di confine che separa l'"estremo" vero e proprio dalle sue versioni più commerciali. Fortunatamente però tali frangenti sono ridotti al lumicino.
Nelle componenti più dure invece, dove si insinuano comunque un gran numero di elementi melodici, in particolar modo grazie alle trame intessute dal guitarwork, sia in fase ritmica che solista, gli americani si muovono su lidi limitrofi al death, e questo, unito ad una certa attitudine moderatamente progressiva, li porta ad accostarsi a realtà simili ai Dissection.
Le canzoni sono ben composte e arrangiate, affiancate da una produzione nitida e ben eseguita; tuttavia a mio avviso non entusiasmanti, in quanto eccessivamente derivative e con un'attitudine non propriamente black. Manca un po' quel gelo nordico che dovrebbe contraddistinguere tali tipologie di prodotti, e talvolta si perde perfino la giusta attitudine.



LanzerRath

I LanzerRath invece sono una band più recente (2018) rispetto ai loro compagni di split; tuttavia con all'attivo già tre lavori lunghi.

I giovani blacksters ci propongono un black metal melodico con vari ancoramenti alla frangia cosmic e dai tratti progressive piuttosto marcati; aspetto che si può evincere anche dalla durata dell'unica traccia presente nell'album; la quale da sola conta oltre 20 minuti.
Musicalmente la prima impressione che ho avuto è stata quella di trovarmi di fronte a sonorità fortemente ancorate ai Limbonic Art; di questo complice anche la produzione vecchia maniera che mi ha richiamato vagamente il sound di "Moon in the Scorpio" (1996).
Qui il discorso si fa indubbiamente più interessante rispetto a quello dei colleghi di split; la componente atmosferica è più marcata, oscura e avvolgente, accostandosi, oltreché ai già citati norvegesi, ad alcune dissonanze e frequenze ambient stile Darkspace, rimanendo comunque sia sul tracciato di un black dalle strutture classiche. Il brano, nei suoi oltre venti minuti, presenta un ottimo bilanciamento tra parti feroci, atmosferiche e melodiche, che in ogni caso restano pur sempre avvolte dal gelo e l'oscurità di cui invece sono deficitari gli Shroud of Despondency.
Tirando le fila del discorso, a mio avviso, i LanzerRath si sono rivelati una band da approfondire e monitorare.

Per i motivi sopra menzionati, non si può certo affermare che questo sia un grande album, tuttavia è un prodotto ben "confezionato"; con una prima parte meno interessante, e un'altra a mio avviso discreta…
A voi la scelta .


Recensione a cura di DiX88

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