Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2024
Durata:52 min.
Etichetta:Pride & Joy Music

Tracklist

  1. WELCOME TO MY GHOST KINGDOM
  2. COMING BACK TO PARADISE
  3. EQUILIBRIUM
  4. I’VE LOST MY DREAMS
  5. IF WE STAND UNITED
  6. ALONE WITH MY SHADOW
  7. PRISONERS OF THIS LIFE
  8. IN OUR HANDS
  9. SAD WINTER
  10. SAVE ME FROM MYSELF
  11. MOTHER OF ALL
  12. SUNRISE

Line up

  • Joan M. Heredia: drums, vocals
  • David Vidal: guitars
  • Paul E. Schuster: bass
  • Xavier Miró: keyboards

Voto medio utenti

L’ascolto di “Coming back to paradise” potrebbe tranquillamente collocare gli A Neverending John’s Dream all’interno dell’imponente flusso dell’ondata melodica scandinava, e la masterizzazione dell’opera curata da Erik Mårtensson (W.E.T., Eclipse) contribuisce in qualche modo ad avvalorare tale impressione.
In realtà la band capitanata da Joan M. Heredia (batterista, cantante e songwriter del gruppo … tra l’altro è lui il “John” del monicker …) arriva da Barcellona, ma le sue affinità con un “approccio nordico” alla materia (qualcosa tra Last Autumn’s Dream, Treat, gli stessi Eclipse e certi Royal Hunt) sono piuttosto evidenti, a partire proprio dal cantato “pulito” e squillante del suddetto mastermind.
Il tentativo di spaziare tra AOR, pomp e melodic-metal nelle mani dei nostri spagnoli sembra però a tratti fin un po’ troppo “didascalico” e, sebbene sia da apprezzare il livello tecnico complessivo della formazione (menzione speciale per il tastierista Xavier Miró), le composizioni non raggiungono praticamente mai livelli da vertice del genere.
Se aggiungiamo interpretazioni vocali accurate e stentoree ma anche leggermente “flemmatiche”, otteniamo un debutto “solo” di discreto valore, che raggiunge i suoi picchi in brani come la pulsante ed evocativa “Equilibrium”, nella vagamente Europe-iana "Prisoners of this life” e ancora in "Save me from myself” e “Mother of all”, due ottimi frammenti di suggestivo e magniloquente rock melodico.
Altrove, vedasi la title-track del disco, l’efficacia di un buon ritornello è mitigata da un’intelaiatura musicale abbastanza “prevedibile”, allo stesso modo di "I’ve lost my dreams”, “If we stand united” e “Sunrise” dove le scorie power s’inseriscono in strutture armoniche non moleste e tuttavia parecchio scontate.
In our hands” frequenta territori tipicamente hard-rock con diligente applicazione, mentre “Alone with my shadow”, infine, è una power-ballad in crescendo di buona fattura e “Sad winter” tenta la carta della solennità melodrammatica senza riservare particolari scosse emotive.
In sintesi, ritengo gli A Neverending John’s Dream una formazione degna di considerazione, che potrebbe dare molto di più se riuscisse a convogliare i suoi notevoli mezzi tecnici e attitudinali in un contesto espressivo maggiormente coinvolgente e peculiare … per ora accogliamo “Coming back to paradise” nel novero degli esordi gradevoli, un po’ impersonali e per certi versi promettenti.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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