Funeral Oration è stata una sorta di meteora oscura che ha sorvolato i cieli d'Italia per un periodo di tempo troppo breve, ma evidentemente sufficiente a lasciare il segno, grazie al loro Black Metal incontaminato, una specie di lezione per tutti quelli che sono venuti dopo di loro. Originari del profondo sud sono riusciti a far rivivere e diffondere quel gelo siderale tipico di un certo modo di intendere il Black Metal, e questo
Sursum Luna (il loro unico album) è un piccolo gioiello di pietra nera, un esempio dove sono racchiuse tutte le caratteristiche vincenti di uno stile musicale che nel 1995/96 in Italia forse era ancora animato da quello spirito animale che profumava di sincerità. Evidentemente l’Avantgarde Records all'epoca aveva intuito qualcosa di profondo, ed effettivamente questo è il maggior pregio di un disco simile: il saper ferire in profondità tramite un Black Metal corposo e al tempo stesso pregno di quelle atmosfere mistico/esoteriche che racchiudono il tutto in un'aurea di mistero. A differenza di molti gruppi che si sono rifatti, e si rifanno, alla scuola Norvegese, con quel minimalismo ideologico a livello stilistico oserei dire pauroso, i nostrani Funeral Oration preferivano un approccio più bestiale e tipico dei gruppi Svedesi. Fra riffs arrembanti e taglienti si fa spazio anche qualche vena in cui scorre un fiotto di sangue tipicamente di scuola Thrash Metal, quella più rozza e istintiva, e mi riferisco ad un brano come Me A Morte Libera Domine, oppure anche The Age Of Apotheosis. La fusione fra concept e musica è totale, si completano a vicenda dando l'impressione di presenziare ad un cerimoniale esoterico, soprattutto grazie a degli intermezzi che spezzano il tutto dando un colore più sinistro, accentuando insomma quelle sensazioni di malessere che la band riesce a creare. Sursum Luna può essere considerato tranquillamente un disco culto, ma anche un punto fermo nella storia del Black Metal Italiano, e ascoltandolo attentamente ci si rende conto di come la qualità intrinseca sia perfettamente paragonabile (se non superiore) a tanti altri album usciti in quel periodo da bands estere che hanno goduto di maggiore fortuna. Crudo, spietato, ma anche ricco di un fascino morboso e decadente con quell’uso sapiente della melodia che non smorza o affievolisce affatto la spinta istintiva del più tradizionale Black Metal. La cosa curiosa è che al basso è presente Malfeitor Fabban, nel periodo precedente all'ascesa degli Aborym e dei Void Of Silence, e forse questo è l'unico disco "classico" su cui abbia messo mano. Da avere.
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