L’Imaginaerum del dottor Holopainen
Quattro lunghi anni ha richiesto la creazione del nuovo album dei
Nightwish, quattro anni da quel “
Dark Passion Play” che, sebbene ancora ‘ibrido’, era stato il primo (buonissimo) passo verso la seconda età della band, che si rifaceva il look con la nuova
Anette Olzon a sostituire dietro il microfono l’ingombrante (in senso musicale, eh)
Tarja Turunen, da sempre icona e immagine sonora del combo finlandese.
In questo periodo, i Nightwish ci hanno letteralmente ammorbato con una serie di lanci pubblicitari, news sparate a raffica, teaser e snippet, tutti riguardanti un’opera che, man mano che il tempo passava, assumeva sempre più le dimensioni di un kolossal. Perfetta conclusione di questa “
built of tension” in puro stile Hollywood, l’annuncio che il nuovo disco sarebbe stato concepito in accoppiata con un film (in uscita, pare, a gennaio), che avrebbe sviluppato lo stesso tema narrativo dell’album, ossia la storia di uno scrittore un po’ folle, raccontata da lui stesso negli ultimi istanti della sua vita; anche se, assicurava Tuomas, il disco avrebbe comunque vissuto di vita propria.
E oh, come i nostri cuori hanno sobbalzato di gioia quando, pochi giorni fa, usciva il primo singolo: “
Storytime” è davvero una gran bella canzone, in puro stile Nightwish, con una Anette finalmente nel suo centro espressivo a giocare con una voce da “bambina cattiva”, piuttosto che cercare di fare la soprano sulle orme di chi la precedette. Video roboante, produzione stellare, canzone molto catchy: tutto il mondo musicale che ruota intorno ai Nightwish gongolava come un bambino la notte prima di natale, aspettando solo di svegliarsi per andare a scartare il suo regalone, quella bella scatola grossa grossa con quella carta tutta lucida…
Beh, dopo aver ‘scartato’ “
Imaginaerum” (il cui titolo originale era “
Imaginarium”, cambiato poco prima dell’uscita per evitare che venisse confuso con tanta altra roba a nome “Imaginarium” già in giro), ci sono rimasto così:
Primo ascolto: machecazz
Secondo ascolto: beh, però…
Terzo ascolto: nono, machecazz
…
Ennesimo ascolto: uhm…“
Imaginaerum”, in parole pochissime, è la perfetta dimostrazione di una band che si è fatta prendere la mano, ma molto, ma proprio tanto. Non possiamo neanche definirlo ‘un disco metal’ in senso stretto, visto che qui è un susseguirsi continuo di temi musicali, intermezzi, in perfetto stile colonna sonora. E sì che, in mezzo a tutto questo gran sbrodolare, ci sarebbero pure dei bei pezzi, mannaggia a loro! Oltre alla già citata “
Storytime”, ci sono piccole perle del calibro di “
Last Ride of the Day”, la bellissima e folkeggiante “
Turn Loose the Mermaids”, l’oscura “
Rest Calm”, il quasi folk metal di “
I Want my Tears Back”, tutti brani che avrebbero potuto trasformare “Imaginaerum” in un disco clamoroso. Ed invece? Ed invece i Nightwish si perdono in onanismi stilistici, tra intermezzi arabeggianti, canzoni di 13 minuti in cui Holopainen ci recita delle mezz’ore di poesia di Walt Whitman (poeta che io adoro e la citazione ci sta benissimo, ma qui è la misura che manca!), una traccia finale di sei minuti e passa buona per farci scorrere sopra i titoli di coda... Ed ancora, una “
Ghost River” in cui la voce di Hietala è al limite del fastidioso, “
Slow Love Slow” che, pur molto carina, è assolutamente decontestualizzata, e alla fin fine sembra un blues tirato fuori da un night club di New Orleans, e tanta altra fuffa inutile dal punto di vista prettamente musicale, ma (ovviamente) perfetta se volete considerare “Imaginaerum” la colonna sonora di un film.
Insomma, la ‘
sindrome dello sborone’ si è abbattuta impietosamente anche sui Nightwish, che si suonano addosso come già tante bands hanno fatto ultimamente, e penso ai Kamelot, agli Opeth, bands con un enorme potenziale, a cui il successo ha fatto spanare la valvolina della coerenza artistica. “Imaginaerum” non è affatto un brutto album, ma skippare mezzo disco per ascoltare tre-quattro canzoni era l’ultima cosa che mi sarei aspettato di ricevere sotto l’albero del metallo da Holopainen e soci. Quando un giorno si ricorderanno di essere una band heavy metal, i Nightwish scopriranno di poter puntare su una cantante che, anche qui, dimostra di essere bravissima e di non dover competere con nessuno:
Anette Olzon, una volta per tutte, afferma la sua identità vocale, staccandosi definitivamente dallo stile di Tarja e dando vita ad una prova maiuscola. Peccato davvero, perché le sue linee vocali affondano in un oceano di orchestrazioni, sottofondi, orchestre filarmoniche, autoindulgenza spinta all’eccesso. Tim Burton sarebbe contento di loro, ma caro Tim, Danny Elfman non si sognerebbe mai di fare un album heavy metal! Insomma, a ciascuno il suo, ed a noi il nuovo “Imaginaerum” dei Nightwish. Venderanno di sicuro un botto, poi uscirà il film, poi ci sarà un mega tour mondiale, si faranno delle barche di soldi, ma quanto ci scommettiamo che l’anima metallara della band sta già scalpitando? Da queste situazioni si fa sempre fatica a tornare indietro, e quando sarà il momento di scegliere tra l’Arte e i soldi, saranno peni per diabetici.