Nel frastornante cumulo di uscite discografiche che si susseguono incessantemente nei nostri tempi di prepotente
stagflazione, si finisce inevitabilmente per trascurare qualcosa, ma se quel
qualcosa è uno degli album più emozionanti del 2011, allora le responsabilità diventano davvero importanti e bisogna immediatamente porre rimedio all’incresciosa mancanza.
Sfruttando il pretesto di una loro imminente discesa italica, conferiamo, dunque, il necessario riconoscimento all’ultimo lavoro dei nordirlandesi
The Answer, un Cd che non esito a definire sensazionale, per contenuti artistici specifici e per come riesce coniugare esuberanza espressiva e allettante gusto melodico, conservando intatta l’incontenibile e sincera vocazione tipica della band, ma riuscendo ad incrementare la configurazione
mainstream delle composizioni, che oggi risultano al contempo fresche, vibranti e
catchy, diventando così una merce davvero rara: una forma di
hard-rock blues tanto appassionante e caloroso quanto generoso nelle ambizioni
commerciali.
Sarà per il contributo produttivo di Chris “Frenchie” Smith (già collaboratore di Jet e Datsuns, tra gli altri), sarà per la lunga gavetta “on the road” che ha concesso ai componenti della band di migliorare come musicisti e magari carpire qualche “segretuccio” a
certi (chi ha detto AC/DC?) campioni del settore o sarà più semplicemente per merito di una naturale crescita e di una maggiore consapevolezza dei propri mezzi, ma a “Revival” è francamente piuttosto difficile trovare tangibili difetti: vigore, rabbia, sentimento e divertimento s’intrecciano tra i suoi solchi proprio come accadeva nelle partiture di colossi come Led Zeppelin, Faces, Bad Company, Humble Pie e Aerosmith, una “roba” capace, per esempio, di fare
invidia ai migliori The Black Crowes, che pure per un certo periodo sono stati uno dei “riferimenti” più qualificati nel campo della rivitalizzazione “ragionata” e creativa dei suoni
blues-rock degli anni '70.
I detrattori parleranno ancora una volta di citazioni a valanga, del ricorso “acritico” al fascino della nostalgia, tutte obiezioni ragionevoli (del resto se un disco s’intitola “Revival” cosa vi aspettavate? Più schietti di così si muore …), che scompaiono immediatamente appena la “razionalità” viene annientata dalla chitarra versatile, ruvida, matura e palpitante di Paul Mahon (Clapton, Kossof, Walsh e lo stesso Page, che ha speso parole d’elogio per il gruppo, sono celebrati al meglio nelle preziose costruzioni armoniche profuse della sua sei corde), dalla voce intensa e travolgente di Cormac Neeson e dalle scosse ad alto voltaggio di una musica “tradizionale” quanto si vuole eppure in grado di regalare momenti di pura estasi immaginifica, pregna di libertà, adrenalina e senso di estensione, ratificando per i The Answer quel ruolo di autorevoli “
blues breakers” per il “
terzo millennio” a cui molti aspirano pur senza possedere la necessaria credibilità e autenticità.
Le canzoni? Come anticipato non è facile individuare debolezze in un programma scaltro, disinvolto e sempre coinvolgente: la contagiosa energia vagamente Nazareth-
iana di “Use me”, l’avvincente afflato Zeppelin
esco di “Caught on the riverbed”, dell’
esotica “Destroy me” e dell’irresistibile “Tornado”, l’ammiccante carica
anthemica di “Vida (I want you)”, le pennellate
corvine di “Trouble” e “One more revival” e l’avvincente “Nowhere freeway” (molto azzeccato il duetto vocale con Lynne Jackman dei Saint Jude, una formazione da approfondire …) sono solo alcune impellenti
spigolature in una
coltura sonora talmente rigogliosa da non fornire fondati elementi ad una minuziosa selezione.
Ed ora non resta che affidarsi al sempre probante
test live (ma dopo aver visto il Dvd “412 Days of rock ‘n’ roll”, non ci sono troppi dubbi sull’esito dell’
esame …) per valutare se quel pizzico d’
impulsività sacrificata, in questo “Revival”, sull’altare di una maggiore focalizzazione e penetrazione commerciale limiterà in qualche modo l’efficacia della prestazione … francamente non credo che ci sia questo rischio … i The Answer sono e restano un ponte ideale tra “passato” e “presente”, un vivido sogno Wells-
iano: pronti a salire sulla macchina del tempo?