Alzi la mano chi conosce un buon gruppo proveniente dalla Turchia..nessuno? Bene, vi faccio compagnia. Eppure i
Maegi, gruppo che prende il nome da un personaggio del celebre "Cronache del Ghiaccio e del Fuoco" di George R.R. Martin, vogliono convincerci del contrario.
Fallendo.
Clamorosamente no, ma fallendo senza dubbio. Il power/prog offerto dai turchi (in realtà DAL turco
Oganalp Canatan, vocalist dei Dreamtone) è infatti quanto di più scialbo e povero di originalità e idee vi possa passare tra le mani, tecnicamente risibile e assolutamente evitabile.
Non che faccia particolarmente schifo eh, sia chiaro, però è di una noia mortale.
E non bastano certo le ospitate famose di
Chris Boltendahl, Tim Owens, Zak Stevens e Hansi Kursh (ma dove li avrà trovati poi..) a sollevare le sorti di un disco che ha davvero ben poco da offrire, soprattutto all'interno di un panorama ricchissimo di esponenti ben più validi.
Caruccia la ballad con il frontman dei Blind Guardian, "
Those We Have Left Behind", molto particolare "
A Different Fate" e..basta. Il resto è un susseguirsi di zero emozioni e zero sussulti, anche quando i grandi sopracitati offrono le loro sufficienti prestazioni. Il problema sta alla base, una base che ahimè non c'è.
Non ho mai avuto il piacere di ascoltare i Dreamtone, band madre di Oganalp, ma se mai leggerà questa mia recensione e se mai riuscirà a tradurla adeguatamente con Bing gli consiglio vivamente di ritornarci e lasciar perdere i Maegi. Senza rancore eh..
Quoth the Raven, Nevermore..
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