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The Levitation Hex nascono all’indomani dello scioglimento degli Alchemist, cult-band australiana, per volontà del loro vocalist e fondatore Adam Agius. A lui si aggiungono il bassista Mark Palfreyman (Alarum), il chitarrista Scott Young (ex-Alarum) ed il drummer Ben Hocking (Aeon of Horus). Ora la formazione esordisce con un album che prosegue il discorso interrotto con gli Alchemist, cioè un prog-death-metal serrato, arcigno e molto tecnico, con lo spessore aggiunto di testi criptici che scavano nei meandri della mente umana.
I ritmi asfissianti, la voce
orchesca e linee di basso assai elaborate, sono le caratteristiche principali dei brani, che comunque vengono costantemente ornati da soluzioni progressive in odore di Pink Floyd versione metallica. Miscela che Agius e compagni sanno gestire bene, riuscendo perfino a creare qualche melodia più accessibile e sfumata. Pregi e difetti del lavoro sono gli stessi già evidenziati riguardo il gruppo del quale questo è una filiazione: parti strumentali intricate, cura dei dettagli, utilizzo di elementi diversi in un contesto unitario, ma anche una certa
grevità generale che col passare dei minuti può rendere faticoso l’ascolto.
Comunque non si tratta certo di musica banale, anzi piacerà molto a chi ama il metal più complesso e tecnicamente evoluto.
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