"Made of Iron", un titolo che è una vera e propria dichiarazione d'intenti, se poi è anche il nome adottato dal gruppo stesso, non sussistono dubbi: qui dimora l'Heavy Metal.
Certo non stupisce apprendere che i Made of Iron nascono nel 1999 come cover band dei Maiden. Ed ora qualche "insensibile" tra voi dirà: "... perchè hanno mai smesso?".
Beh, le influenze di Harris e soci sono decisamente evidenti, e senza stare a scomodare il basso che apre la titletrack, basta dare un ascolto agli intrecci di chitarra che arricchiscono ogni brano, ed alla loro stessa struttura per averne la conferma.
Eppure non si vive di soli Maiden, su questo album tutto trasuda del classic heavy metal degli eighties, spaziando dalla NWOBHM, al Power U.S. d'annata (Omen, Savage Grace...).
Un amore per queste sonorità che credo sia legato ai due fondatori del gruppo Jim Over e Nicko Nikolaidis, i quali, nonostante vivano in Germania, sono di origine greche. Una nazione dove è da sempre forte la passione per il True Metal, e che li ha forse preservati dalle tentazioni del power alla Helloween.
E' l'epicità spedita di "Fight For The Cross... Die For Jerusalem" ad aprire le ostilità, volgendo subito il dito verso uno dei punti forti del gruppo: la sei corde di Nikolaidis. "The Storm Just Began" e "Made of Iron" non sono da meno, brani dai ritmi serrati in cui Jim Over sembra essere particolarmente a suo agio. "The Alchemist" e "Never Deny Your Fate" rivelano un andamento più possente ed inquietante, con "Never Deny Your Fate" che rispolvera i solchi di vecchi vinili degli anni '80. "Peace In Flames" è un brano galoppante con un bel riff ed un refrain davvero coinvolgente, cosa che non riesce alla seguente ballad "Time To Repent", dove Nicko, nell'assolo finale, ricorda quelli di Tim Broughton dei Chateaux.
A questo punto "Gates To Purgatory" riaccende la tensione, preparando il terreno alla conclusiva "King Of All Kings". Sfacciatamente maideniana (e mi rifiuto di coglierne tutte le "provocazioni"!) eppure dannatamente coinvolgente con il suo feeling epico e battagliero.
Quello che non hanno dei Maiden, è sicuramente la voce. Over non è certo un clone di Dickinson e, sebbene sia dotato di un timbro roco, non cerca di imitare nemmeno Paul DiAnno o Blaze. Diciamo che se la cava discretamente anche se mostra ampi margini di miglioramento, soprattutto quando deve affrontare delle linee vocali meno aggressive, come sottolineano "Peace In Flames" e la ballad "Time To Repent".
Un album grezzo (e qui contribuisce una produzione retrò), e se volete pure ruffiano o ingenuo, tuttavia contiene una manciata di brani che ti fanno riassaporare sensazioni troppo spesso dimenticate.
E per questo mezzo voto in più!
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