Seguo i
Gorgoroth da sempre: dai primi, leggendari, lavori passando per le tristi vicende legali per il possesso dello storico nome fino ad arrivare all'ultimo album
"Quantos Possunt ad Satanitatem Trahunt", del 2009, che vedeva il ritorno del leader
Roger "Infernus" Tiegs come unico depositario della vera essenza di questa creatura norvegese.
L'essenza del puro ed incontaminato
Black Metal.
L'essenza che ritroviamo, intatta, in questo
"Instinctus Bestialis", nono lavoro per il gruppo di Bergen, pubblicato dalla Soulseller Records.
Difficile, a questo punto, dire qualcosa che non sia stata già detta a proposito di una band in giro dal 1992.
Difficile parlare di un gruppo tanto controverso e tanto odiato, di un gruppo che ha fatto spesso parlare di se per motivi che con la musica centrano davvero molto poco, mettendo, purtroppo, in secondo piano una qualità artistica di altissimo valore che, fortunatamente, il nuovo album ci sbatte in faccia con tutta la sua rabbia e la sua malignità.
Basterebbe, infatti, il solo trittico iniziale per zittire tutto e tutti: violenza, assoluta oscurità, suoni laceranti e gelidi, sinistra melodia, nero dissonante.
Black Metal.
Semplicemente.
Infernus confeziona otto brani per poco più di mezz'ora di musica devota a satana, di musica devastante nelle letali accelerazioni e negli spietati riff, ma capace, come da tradizione in casa
Gorgoroth, di essere anche melodica e vagamente malinconica, in grado, dunque, di farci assaporare tutte le componenti di un suono semplice ma dannatamente affascinante.
Un suono che, a tanti anni di distanza, riesce a mantenere intatta la sua carica "anti" perché plasmato dalle sapienti mani di chi il Black Metal ha contribuito ad inventarlo ed interpretato da un cantate come il debuttante (nei
Gorgoroth)
Atterigner che è degno erede delle grandi voci che, blasfeme, hanno sempre urlato la loro malignità sulle velenose note delle chitarre di
Infernus.
"Instinctus Bestialis" è, a mio parere, un grande album.
Migliore del suo immediato predecessore, spesso vicino alle soluzioni adottate nel maestoso
"Incipit Satan" ed in linea con la tradizione di un nome storico del male in musica, esso vi condurrà per mano, attraverso suoni secchi e diretti, verso il buco più nero al quale la vostra mente possa pensare, illudendovi con le sue inaspettate aperture melodiche ed uccidendovi con il peso dei suoi rallentamenti, con la spaventosa forza dei suoi blast beats e con la chirurgica precisione di una sezione ritmica senza compromessi.
A questo punto non mi resta che consigliarvi di chiudere gli occhi, ascoltare brani come la contorta
"Rage" o la clamorosa
"Ad Omnipotens Aeterne Diabolus", per capire cosa sia il Black Metal.
Poi deciderete se amarlo o esserne schifati.