Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2015
Durata:38 min.
Etichetta:Pure Steel Records

Tracklist

  1. SPINSTRESS
  2. LONG HARD ROAD
  3. DRIVEN BY FEAR
  4. THE TRUTH SHALL SET YOU FREE
  5. DARK EAGLE
  6. BREAK THE GLASS
  7. DON'T THINK TWICE
  8. CUT & RUN
  9. BEYOND TOMORROW (AFTER THE FALL)

Line up

  • Alan D'Angelo: bass
  • Nick Bunczk: drums
  • Nygil Hoch: guitars
  • Bob "BB" Ballinger: guitars, vocals (backing)
  • Jeff Rose: vocals

Voto medio utenti

Ci sono album che sembrano fatti apposta per essere ascoltati in macchina, almeno io la vedo così. In questa stramba classificazione, che potremmo chiamare "car-metal" oppure "drive on metal", inserisco quei dischi che non richiedono grande attenzione, quelli che si seguono con facilità perché sai già benissimo cosa contengono, eppure sono ugualmente potenti, con quegli spunti melodici molto gradevoli. Quelli, insomma, che pur rimanendo poco impegnativi e viaggiando dritti come un lunghissimo rettilineo, ti gustano da matti.
Così, tra una rotonda e l'altra, tra un rosario e un lavavetri, tra un chittemuorte e il lancio di cancheri assortiti, ti godi del sano metallo che ti mantiene di buon umore.
I Power Theory rientrano a pieno titolo nel "car-metal", con il loro power/thrash muscoloso che pesca sia dalla scena americana (Metal Church, Helstar, Iced Earth) sia da quella europea con Brainstorm, Saxon (degli ultimi 15 anni) e Sacred Steel come primissimi nomi di paragone. Niente powerino-elicotteresco-castrato fortunatamente, ma una selva di riff grossi e roboanti che poggiano su una sezione ritmica molto quadrata e pulsante, con un basso secco e dalla buona presenza a mettere i giusti accenti. Su "Driven by Fear" abbiamo anche una discreta dose di epicità a caratterizzare i brani, portata in dote principalmente dal nuovo cantante che tra linee canticchiabili e refrain solenni si dimostra un acquisto assai valente, un singer che ricorda in parte James Riviera, ma senza i suoi acuti devastanti. I Power Theory non evolvono verso chissà quale direzione, non rivoluzionano il proprio suono rispetto al discreto An Axe To The Grind, viene solo curata meglio la produzione (più potente) e le melodie hanno una resa differente grazie al nuovo Jeff Rose, cantante meno "rozzo" e sgarbato del precedente.
Insomma, se siete fan dei gruppi citati avrete sicuramente inquadrato il tipo di proposta, non si tratta di nulla di rivoluzionario o complicato, ma roba solida e concreta.

Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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