Si può valutare una colonna sonora senza aver visto il film al quale si ispira? Penso di no. E sì che recensiamo praticamente ogni giorno dischi che vorrebbero essere film perché
descrivono (o almeno ci provano) mediante musica e parole concept molto cinematografici ed elaborati. Qui però la situazione è diversa dato che la collaborazione tra
Kobi Farhi (
Orphaned Land) e
Erez Yohanan (
Amaseffer) nasce quando la
pièce teatrale
"Kna'an" (incentrata sulla storia di Abramo e della sua famiglia) ha già preso forma nella mente del direttore
Walter Wayers.
Eccoci allora al cospetto di un lavoro curioso, a suo modo interessante ma al contempo disomogeneo, zeppo di brani brevi (13 tracce per 39 minuti complessivi) che nell'ottica dell'album "tradizionale" difficilmente si giustificherebbero o verrebbero apprezzati.
L'apertura è lasciata a
"The Holy Land Of Kna’an", traccia per lo più narrata dalle pronunciate tinte sinfoniche e orientaleggianti. Per le chitarre elettriche e la batteria bisogna attendere
"The Angel Of The Lord", brano molto sfaccettato che mette a sistema momenti epici e altri più sussurrati. Il duetto dalle sfumature cupe
"Naked" anticipa la doomeggiante (e dal ritornello abbastanza banale)
"The Burning Garden", dove compaiono le voci femminili. La seconda
"Naked" propone musica heavy rock abbastanza quadrata e canonica mentre
"A Tree Without Fruit" potrebbe ricordare un recitativo melodrammatico marcatamente acustico. Un riff di stampo Seventies da’ il via alla dinamica
"There Is No God For Ish'mael", anch’essa pregna di rapidi cambi di registro.
"The Vision" rimanda in modo neanche troppo velato a
Lisa Gerrard e alla colonna sonora de
"Il Gladiatore" e prelude a due brevissime tracce acustiche molto lineari e simili tra loro (
"A Dove Without Her Wings" e
"The Loneliness Of Itzhak").
"Akeda" si avvicina maggiormente alla forma canzone ma non aggiunge nulla a quanto fin qui ascoltato. In
"Fruits From Different Trees", pacata all'inizio e più decisa successivamente, si acuiscono i tratti cinematografici prima della conclusiva (e un po’ pop)
"Prisoners Of The Past", dove per la prima volta voci maschili e femminili si fondono e interagiscono.
Mi sembra inopportuno dare un voto. Il disco in sé sa di uscita abbastanza superflua (tant’è vero che non è stato sponsorizzato così tanto e le informazioni in rete sono pochine); mi piacerebbe poter vedere la
stage performance completa per farmi un’idea più precisa. Se siete fan di
Orphaned Land e
Amaseffer potete godervi un antipasto in attesa dei loro prossimi full-length, gli altri porgano pure le proprie orecchie altrove.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?