Possessed, Exhorder, Xentrix... sono tanti i ritorni discografici illustri di questo 2019. Nel nostro piccolo, anche in Italia quest'anno, si consuma un importante ritorno: quello dei
Funeral Oration, autori nel 1996 di quel "
Sursum Luna" che nel nostro paese rappresentò sicuramente un disco seminale per quanto riguarda il metal estremo (non mi risulta, infatti, fossero molte in Italia prima d'allora le band che si sono cimentate in una forma di metal di quel tipo).
Non si registra da allora nessuna uscita di nuovo materiale da parte del combo tarantino. Fino ad oggi, almeno: messi sotto contratto con la Avantgarde Music i nostri danno vita a
"Eliphas Love", un buon album di black metal che incorpora elementi organisti e folkloristici generando una formula piuttosto italiana che attinge tanto al black metal nordico quanto a quel dark sound italiano che caratterizza band storiche come Death SS, Paul Chain o i Mortuary Drape. A livello stilistico "
Eliphas Love" mi ha altresì ricordato, nei momenti più folkloristici, una versione più oscura e malevola di "
Furor Lunae" - indubbiamente più solare - dei potentini Flamen, uscito anch'esso quest'anno: entrambi condividono non solo certe elementi melodici "mediterraneo" ma anche il cantato in italiano. Se in assoluto devo dire di apprezzare di più il disco dei Flamen va aggiunto però che le linee vocali in italiano dei Funeral Oration sono riuscite molto meglio: non solo la dizione è più chiara e la metrica più incalzante ma il modo in cui i versi sono recitati enfatizzando alcuni passaggi dei testi è spesso letteralmente da brividi.
La profusione di malignità a livello sonoro si accosta a testi luciferini ispirati alla figura e all'opera dell'esoterista francese del XIX secolo Eliphas Lévi, nei quali il cristianesimo e la sua etica dell'amore vengono perversamente rovesciati in un'etica dionisiaca - e quindi pagana - del godimento. Una certa forma di anti-cristianesimo pagano sembra quindi venir presentata come una via di affrancamento ed emancipazione dalla tirannide morale del cristianesimo, andando ad esaltare un mondo pre-cristiano interpretato come una civiltà dove dominava la libertà dell'istinto.
"Eliphas Love" è un disco che va ascoltato come è stato composto: con pazienza, meticolosità, meditandone le liriche, apprezzandone gli arrangiamenti ricchi ma mai pretneziosi o pacchiani in cui organi, clavicembali e melodie medievaleggianti arricchiscono il lavoro delle chitarre e le numerose scariche di blast beat che si susseguono nei 40 minuti scarsi del platter.
Un ascolto non immediato (soprattutto per gli ascoltatori italiani che a prescindere non digeriscono le liriche in italiano) ma il cui fascino non può che incuriosire anche al primo ascolto. Chi avrà voglia di avventurarsi seriamente nelle trame del ritorno dei Funeral Oration ne verrà ripagato. Un gioiellino che rende perfettamente ragione della reunion del combo pugliese.
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