L’autunno, l’umidità che penetra le ossa, la bruma che ricopre le campagne, la malinconia che riempie gli animi … la stagione migliore per gustare, addentrarsi e far proprio un album completamente umorale come
“The Comforting Grip Of Misery”, seconda opera della one man band albionica , che a distanza di un solo anno dal debut
“Desolation” e con in più l’intermezzo dell’interessante Ep
“Ignis Fatuus” , ritorna ancora più intensa e matura di come l’avevamo lasciata.
“Desolation” era un album già interessante e la release del già citato Ep, ha reso Nre ancor più consapevole e sicuro dei propri mezzi tanto da riuscire ad ispirargli cinque affreschi di rara intensità emotiva, tutti diretti verso il grigio e il male di vivere, ma tutti assolutamente intensi e vari , capaci di farci vedere sotto diversi punti di vista il disagio nei confronti di questa vita … I primi tre brani dell’album sono un chiaro esempio della prova di classe cristallina che ha saputo forgiare
Nre, con un turbinio di “immagini musicali” ad effetto, farcite di melodie suadenti e disperate, dove il richiamo ad artisti unici come
Obsequiae e
Altars Of Grief non è un mero copiare, ma una pura ispirazione che amalgamata con gli echi dei
Kalmamkantaja di metà carriera, fa si che i pezzi siano intensi, sofferti, grigi, angoscianti ed eterei, sempre in bilico tra la disperazione esistenziale e la speranza di un bagliore di luce che forse non arriverà mai … … Se il buon
Nre saprà levigare gli ultimi spigoli e asperità delle sue composizioni, come le clean vocals sul finire dell’opener
“Our Forest Calls Me Home” o quelle dell’intermezzo folk oriented di
“Winter’s Elegy” , ancora poco profonde ed evocative come meriterebbero, potremo certamente godere di un’opera definitiva e maestosa … Per ora gustiamoci questo
“The Comforting Grip Of Misery”, un album la cui portata emozionale è totale, unica e ammaliante e in cui è facile perdercisi dentro e ritrovare la pace dei sensi, lontano da tutto, in un viaggio purificatore e straziante allo stesso tempo, tra paesaggi monocromatici di una immobilità spaventosa …
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