Non è un ep. Non è un singolo. Non è un album.
Saturnalia è una rock opera, non che il più ambizioso progetto che i miei concittadini abbiamo mai composto.
Saturnalia è anche un progetto molto particolare, principalmente perchè i temi trattati non s’incontrano tutti i giorni, o comunque serve un’approfondita conoscenza dell’argomento: culti dimenticati nell’antica Roma. Il che è già interessante così, il carico da 90 arriva quando vieni a sapere che questa canzone è la colonna sonora di un mediometraggio ispirato al cinema impressionista di inizio novecento, come
Andrea Falaschi, il batterista, mi ha detto nell’intervista che potete leggere
qui.
Saturnalia dura poco più di 24 minuti, concorderete con me che è cosa ardua mantenere l’attenzione per tutto questo tempo tutto d’un fiato, ma io sono convinto che non sia compito dell’ascoltatore stare attento, ma che sia compito del compositore/i non annoiarlo. Infatti i
Deathless Legacy hanno confezionato un, passatemi il termine, prodotto che è veramente un climax nelle prime battute, poi una vera e propria esplosione negli epici cori finali, e non uso il termine “epico” con leggerezza in questo mercato che considera, Dio ci perdoni, i
Sabaton “epici”.
Sembra che passino veramente pochi minuti, in compagnia della, quando graffiante quando quasi lirica, voce di
Stevas e delle atmosferiche e lugubri tastiere di
Alessio Lucatti. Da musicista non posso che identificare nel magnifico scambio di assoli di chitarra e tastiera, il punto, strettamente musicale, più alto: veicolo di un particolare susseguirsi di diverse sensazioni, che per darvi un mero riferimento, possono ricordare qualcosa dei
Dream Theater o, esagerando, dei
Rhapsody.
Non ho altro da dire, ascoltatelo...Is not your time, yet!
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