Aspettavo questo secondo albo dei torinesi
In-Side con enorme curiosità. Un debutto davvero interessante (“
Out-Side”), un’anticipazione di questo lavoro alquanto allettante (“
Trapped in a memory”) e l’immagine nitida (ottenuta anche grazie alle parole di
Beppe ‘Jago’ Careddu e
Saal Richmond, graditissimi ospiti sulle nostre pagine) di una coalizione colta e intelligente avevano contribuito fattivamente a un’attesa vissuta con grandissime aspettative.
Ok, lo ammetto … anche il fatto che la
band sia italiana e per di più della mia stessa città ha avuto un ruolo marginale in tale suggestione, ma non crediate che il mio giudizio su “
Life” sia “dopato” da rigurgiti campanilistici.
Questo,
Ladies & Gentlemen all’ascolto, è semplicemente un disco di gran pregio, in cui perizia strumentale, sublime raffinatezza armonica e una notevole sensibilità espressiva si combinano in un’alchimia sonora irresistibile, facilmente assimilabile pur nella sua versatilità.
AOR,
prog e barlumi della
new-wave più “commerciale” continuano a essere i riferimenti stilistici di un gruppo che seguendo le orme di Toto, Asia, The Key, Cannata e Fortune edifica la propria peculiare personalità artistica, emergendo in maniera piuttosto netta dal cumulo di “controfigure” dei
maestri che contraddistingue la scena contemporanea.
Che gli
In-Side non fossero esclusivamente dei
followers lo si capiva già dai tempi dell’esordio e della splendida “
Trapped in a memory”, e qualora qualcuno nutrisse ancora dei dubbi arrivano la pulsante
title-track dell’opera (che mi ha ricordato qualcosa dei Genesis
ottantiani) e l’evocativa “
I remember” a confermare e ampliare l’idea che i piemontesi sono ormai qualcosa di più di una promettente rivelazione.
Per la “sentenza” definitiva, bisogna però attendere “
No hell”, una delle “interrogazioni” sulla questione Asia-
tica più emozionanti degli ultimi tempi (degna dei migliori Dukes of the Orient), mentre un analogo trattamento, stavolta sviluppato nei confronti dei Toto, i nostri lo perpetrano in “
Save your mind” (e qui, perché no? Si possono tranquillamente citare i Work Of Art), brani che permettono a
Careddu di esaltare tutte le sfumature emozionali di cui è dotata la sua flessuosa laringe.
Tirata in ballo la prestazione dei singoli, impossibile a questo punto non sottolineare lo spiccato gusto cromatico di
Richmond, abilmente sostenuto dalla chitarra ispirata di
Abramo De Cillis e dall’efficiente e funzionale sezione ritmica composta da
Gianni Cuccureddu e
Marzio Francone.
Tornando al programma, in altri tempi avrei sicuramente puntato sulle
chances di affermazione “commerciale” di “
Made of stars” e se oggi per tante ragioni è veramente difficile fare previsioni, mi accontento di segnalare l’efficacia di una linea melodica seducente e non banale, così come consiglio caldamente “
Test my love” a tutti gli estimatori delle sonorità adulte più “tradizionali” e “
Eyes don’t lie” a chi nella musica cerca poesia, tensione, eleganza e bellezza.
“
Life” narra gli eventi, a volte straordinari, della normale esistenza e tra questi mi sento di annoverare l’incontro con gli
In-Side, una formazione in costante crescita, in grado di sconfessare tutti quei
rockofili che pensano che l’
hard melodico sia un genere esaurito, che non ha più nulla da dire … la
Vita, cari
miscredenti, può sempre riservare delle sorprese.