Le strade di Metal.it e quelle del quartetto statunitense dei
Phobophilic si incrociano nuovamente.
Dopo aver recensito nel 2019 l’EP
"Undimensioned Identities” uscito per
Blood Harvest, questa volta è il turno di fare la conoscenza di
“Enveloping absurdity”, debutto sulla lunga distanza per
Prosthetic Records.
La proposta musicale dei
Phobophilic non si è discostata da quanto ascoltato tre anni fa, beneficiando ancora dell’onda lunga che anima il death/doom statunitense degli ultimi anni (N.d.R.: per quanto tempo potrà ancora andare avanti così?) e che vede fra le punte di diamante
Tomb Mold e
Blood Incantation, in cui si sentono ancora con decisione gli echi della vecchia scuola newyorkese (
Immolation ed
Incantation su tutti) ma che, allo stesso tempo, ospita anche disgressioni che appartengono al linguaggio musicale dei
Demilich.
Il sound che troviamo in
“Enveloping absurdity” è quindi compatto e cupo, in cui gli elementi dissonanti sono posti in modo tale da acuire il più possibile sensazioni piene di angoscia.
Non abbiamo fra le mani una band dedita alla iconoclastia furiosa, bensì una di quelle che prima ti mette all’angolo e poi comincia a picchiare scientificamente riuscendo però a contenere le disgressioni progressive all’interno di un minutaggio accettabile.
Sostanzialmente non si trovano difetti in
"Enveloping absurdity”, la band del Nord Dakota è consapevole dei propri mezzi e di ciò che vuole suonare ma, nonostante la validità della musica dei
Phobophilic ho la spiacevole sensazione che siano in ritardo di un paio di anni, quando questa sfaccettatura del death metal aveva maggiore visibilità.
Sia quel che sia,
"Enveloping absurdity” merita più di un ascolto.
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