Con i
Leatherwolf si entra in un terreno minato. Troppo duri per poter ambire alle charts americane glam dell'epoca, troppo americani per poter piacere fino in fondo ai fans die hard del metal europeo.
Queste, forse, le circostanze che minarono la carriera dei Leatherwolf, osannati dalla critica dell'epoca ma confinati nel ruolo di cult band per gli ascoltatori, anche se avevano una major alle spalle. Nel 1983 i chitarristi
Carey Howe e
Geoffrey Gayer, il batterista
Dean Roberts, il bassista
Matt Hurich e il cantante, chitarrista e tastierista
Michael Olivieri, appena diciottenni, sono compagni di scuola nella contea californiana di Orange, relativamente vicina ad Hollywood, ma lontana dagli intenti tutto lustrini e glam dell'epoca, ed in effetti la band sfoggia un look vicino ai
Malice ed altri acts di heavy americano.
I tre chitarristi presentano da subito uno stile piuttosto ricercato e tecnico e si dicono influenzati sia da
Al Di Meola che da
Randy Rhoads, riscontrabile nel debutto dell'86 su un Ep di cinque brani che esce per la
Tropical Records. Il disco sarà successivamente ristampato in Europa e Giappone con l'aggiunta di quattro brani. Ma è con il primo vero Lp dell'88, sempre auto intitolato, che le cose si fanno serie e la band ha una certa visibilità, grazie alla distribuzione major della Island ed alla buona produzione di
Kevin Beamish, che aveva già pilotato le sorti di
Reo Speedwagon,
Saxon e
Y&T. Con "
Street Ready" di un anno più tardi, a mio avviso, si assiste alla completa maturazione della band con uno stile irruente ma di classe, ed è un vero peccato che rimarrà anche l'ultimo disco dell'era storica.
"
Wicked Ways" dopo un'ottima intro di powerhouse metal parte con un riff di chitarra dal duello facile per un puro heavy ottantiano ma, come detto, Leatherwolf è anche una creatura classy ed il coro si apre a squarcio solare. La title track riparte con la stessa ricetta con un drumming bombastico e all'altezza del coro si concretizza un anthem number da gridare a squarciagola, con solos di chitarra perentori e molto calibrati, poi ci sono le porzioni elettro acustiche di "
Hideaway" che creano suggestivi volumi a picco. "
Take A Chance" per il riff serrato e il drumming forsennato abborda lidi power/speed metal, senza neanche perdere un'oncia del gusto per gli effetti cromati ed è indubbio che la loro proposta rimane un fatto isolato nel genere. Anche la strumentale "
Black Knight" rimane furiosa, con diversi cambi di tempo e solos di chitarra sempre compatti in un calderone ribollente ma senza perdere il gusto melodico.
"
Thunder" contiene uno dei refrain più febbrili e coinvolgenti del platter, quasi un incrocio tra
Loudness e
Malice sottoposto al loro originale trademark. "
The Way I Feel" insiste con un songwriting che si divide in ugual misura tra aggressività e melodia, con splendide fughe di chitarra. "
Too Much" possiede un altro riff abrasivo ed Olivieri è un maestro nel condurre la danza con il suo cantato arcigno e melodico al tempo stesso, mentre "
Lonely Road" è la più melodica del lotto condotta con la solita classe e senza mancare di attributi.
Se vi piace l'heavy metal 100% americano, e ho detto puramente metal, non class o altro, "Street Ready" è il disco che fa per voi e che non si sentano esclusi i fans del class & melody perché l'alto tasso tecnico dei Leatherwolf, unito ad una buona dose di melodia, è rivolto ad un pubblico tradizionale ed adulto.
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