Quali elementi potrebbero essere d’aiuto per far capire che tipo di musica propongono i
Vanishing Kids, a chi (come il sottoscritto) non ha mai finora sentito parlare di loro?
Potremmo dire che amano le atmosfere cupe, le rimiche avvolgenti ed ellittiche e le esplorazioni negli spazi siderali della psichedelia, ma il rischio è che fermandosi qui i nostri finiscano per essere confusi nel
mare magnum del
revival del
rock oscuro e “allucinogeno” che già da un po’ caratterizza la scena contemporanea.
E allora è necessario precisare che per il quartetto del Wisconsin abbandonarsi a panorami visionari significa anche renderli romantici, rumorosi ed estatici e che oltre agli influssi della scuola
doom, il suo suono attinge anche dal
dream-pop e dallo
shoegazing, in una mistura evocativa, struggente, dotata di una forza espressiva non comune.
“
Miracle of death” appare dunque quasi come un disco
heavy-rock pubblicato dalla 4AD, mentre in realtà è alla
Aural Music che deve essere indirizzato un plauso speciale per aver deciso di sostenere una formazione capace di mescolare Black Sabbath, My Bloody Valentine, Lush, The Gathering, Amon Düül e Curved Air.
Se poi aggiungiamo che la voce di
Nikki Drohomyreky a tratti esibisce riverberi timbrici che ricordano
Michael Stipe (R.E.M.) o addirittura i gorgheggi trepidanti di un
Craig Wedren (Shudder to Think), appare ancora più evidente quanto la proposta degli americani sia a suo modo “originale”, sebbene inserita a grandi linee in un contesto stilistico abbastanza definito.
Con tali presupposti, sarà abbastanza facile allontanarsi dalla realtà “conosciuta” per immergersi in queste perlustrazioni melodiche ipnotiche, fosche e contemplative, introdotte dall’irresistibile fascino sinistro, trasognato e “sinfonico” di “
Spill the dark”, per poi proseguire senza una meta precisa nei meandri dell’oscurità attraverso l’eterea e pulsante escursione gotica “
Only you” e la spettrale “
Demon glove”, un gioiellino di elegiaco magnetismo “nero”.
“
Midnight child” trasferisce la stagione dell’
acid-rock sessantiano direttamente ai giorni nostri, l’andamento circolare e dilatato di “
Feral angel” può far facilmente perdere la cognizione del proprio corpo, levitando sospesi verso una dimensione onirica dove “
LKN” si inserisce con tutta la sua suggestiva narcotica indolenza.
Il magico e inebriante viaggio musicale si conclude con “
Dust”, collisione tra carezzevoli oscillazioni soniche e minacciosi sussulti elettrici, a completamento di un albo straniante, ispirato e coinvolgente, che potrà incantare a lungo tutti gli estimatori del settore.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?