Si apre con un intro strumentale che ricorda un po' quello di "Forever"(Ozzy) e "Anarchy X" (Queensryche) il debut full lenght degli svedesi Nation Beyond, una storia di amore, odio, tradimento ambientata nel futuro dopo le conseguenze di un olocausto nucleare. Ottimo il lavoro della coppia Karlgren-Hedstedt (ex De Base e Face Down), ideatori di un concept ricco di sontuosi arrangiamenti orchestrali, molteplici cori addizionali in stile operistico che aggiungono un tocco di gotico e interventi vocali femminili (Sara Heurlin) per quello che può essere definito un riuscito mix di Queensryche ("Operation Mindcrime"), Savatage ("Dead winter dead") e Vanden Plas in cui drammaticità ed emozioni intense si alternano a ritmiche veloci e potenti supportate al meglio dalla coppia Twedberg-Karlegren, supportati da strati di tastiere che creano un sottile ma efficace tappeto sonoro. Molto riuscite le linee melodiche in brani dalla struttura dinamica dove non si eccede mai nella durata limitando gli interventi strumentali quasi sempre alla sola parte iniziale delle canzoni, dando così più risalto alle parti cantate con voce sicura da un Nielz Lindstrom molto in stile Geoff Tate - Andy Kuntz, perfetto anche nei momenti più dolci quando è aiutato dalla Heurlin (la lenta "Soulmates", scelta anche come singolo), nella malinconica oscura "A rainy day in hell" con effetti di pioggia scrosciante e minacciosi cori solenni, scatenatissimo quasi quanto Rob Halford nelle accelerazioni di "In the ashes", il giusto equilibrio tra potenza e melodia lo raggiunge però in "Point zero", degno finale di un concept che certo non brilla per scelte originali, ma in questo 2008 povero di uscite è una gemma dal valore inestimabile che non può lasciare indifferenti sia i fans del prog metal cervellotico che quelli del metal classico e tradizionale.
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