Copertina 7

Info

Anno di uscita:2013
Durata:non disponibile
Etichetta:Bakerteam Records

Tracklist

  1. THE LOGICAL COLOR
  2. THE WAKING UP
  3. THE VOICE FALLS ON ME
  4. THE DISTURBED
  5. THE CROWDED ROOM
  6. THE INDELEBLE
  7. THE IMPURE SOUL
  8. THE SPOTLIGHT
  9. THE MAD
  10. THE SWITCH
  11. THE WALKING

Line up

  • Alessandro Falà: vocals
  • Adriano Quaranta: guitars
  • Devis Ercole: guitars
  • Michele Melchiorre: drums,vocals
  • Gaetano Ettorre: bass

Voto medio utenti

"Pronti per fare il botto" potrebbe recitare uno stiker sulla copertina del nuovo Youniverse, terzo lavoro per gli italianissimi Sawthis che continuano nella loro maturazione musicale portandosi ai livelli di affermate realtà svedesi e americane.

Gli abruzzesi ci propongono un thrash metal di quello molto moderno, niente a che vedere con ritorni di fiamma ottantiani oggi in voga e non un album per puristi, ma una musica che procede con lo sguardo avanti, al passo coi tempi, dove però c'è un'agguerrita concorrenza.

L'ascolto inizia con The Logical Colors un pezzo bello tirato, direi il più potente del lotto, con alcune parti addirittura in blast beat che si alternano ad aperture dal sapore industrial che a tratti richiamano i Fear Factory o altre realtà "x"-core con relativa voce pulita.
L'alternanza è la chiave dei Sawthis, questi ragazzi sanno infatti miscelare in ogni brano potenti ritmiche e precisi riff che si contrappongono ad aperture melodiche cantate con minore aggressività spostando molto il tiro sul fronte melodico e "facile". Alcune band che non possono non venire in mente mentre si procede con l'ascolto sono Trivium, Pantera, Unearth, As I Lay Dying, Shadows Fall, All That Remains, Soilwork e Darkane, con il lato svedese che a volte prende il sopravvento e si scatena in canzoni come The Indeleble.
Sempre nella zona "metà disco", spicca The Crowded Room che ha una partenza più melodica con un bel lavoro di batteria in evidenza e una struttura non immediata, in contrasto con ritornelli e strofe dalla connotazione molto moderna e con una parte centrale particolarmente lunga che ospita un prolungato assolo dove, ancora una volta, emerge la bravura dei chitarristi. L'attenzione si sposta poi su The Spotlight, uno dei brani più melodici che però ha un ritmo spezzato continuamente dal pregevole lavoro della sezione ritmica e usa una voce meno urlata, ne esce così una canzone dalla maggiore facilità di ascolto. Agganciandomi a questo pezzo segnalo una sensazione che si avverte più volte durante il disco ovvero che spesso le canzoni finiscono quando devono ancora dirti qualcosa. Le stai seguendo, ti aspetti un non so cosa in più, ma non arriva. Complice forse il minutaggio volutamente basso con una media dei tre minuti e rotti a pezzo.

Nota a margine per la produzione molto buona ad opera di Paolo Ojetti degli Infernal Poetry , perfetta per questo genere: pulizia chirurgica, batteria secca ma non troppo, chitarre ben definite e precise, basso grosso in sottofondo voci ben delineate anche nelle sovrapposizioni. Altra cosa da segnalare è la partecipazione di Rob Cavestany dei Death Angel che impreziosisce con un assolo la breve traccia The Disturbed.

In generale tutti i brani sono ben costruiti, alcuni più carichi e veloci di altri con bei riff trascinanti, ma non in tutti i pezzi il gioco della contrapposizione funziona alla perfezione. A volte è talmente prevedibile l'arrivo di certe parti che non sorprendono e non ottengono un grande effetto, in altre sembra che alcune aperture siano inserite per forza, quando il brano funzionerebbe molto bene anche senza. Un esempio è la conclusiva The Walking, ispirata e godibile ma che a causa delle solite aperture melodiche vocali, ricade su se stessa. Per fortuna la maggior parte dei pezzi sono ben costruiti e i difetti che ho riscontrato sono forse principalmente "miei" in quanto non amante di sonorità "core" o moderne, se invece siete mentalmente meno chiusi di me o semplicemente più giovani e vi piace questo tipo di metal, potete tranquillamente aggiungere mezzo punto al giudizio. Penso tuttavia di essere in grado di giudicare Youniverse come un disco ben riuscito, che non ha nulla da invidiare a più blasonati colleghi d'oltreoceano che battono la stessa strada.
Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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