Pyre - Chained to Ossuaries

Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2020
Durata:41 min.
Etichetta:Memento Mori

Tracklist

  1. EXORDIUM
  2. IMPALER THE REDEEMER
  3. WREATH OF CRUCIFIX
  4. ACROSS THE SHORES OF EMERALD FRACTALS
  5. ORNAMENTS OF BONES
  6. CHAINED TO OSSUARIES
  7. CROWN OF DEATH
  8. DISGRACED AND DETHRONED
  9. ANTAE TO THE NOTHINGNESS
  10. DEATH'S DAWN CALL

Line up

  • Dym Nox: Bass, Drums, Vocals
  • Roman Rotten: Guitars
  • Fred Obsinner: Guitars

Voto medio utenti

Sono passati ben sei anni dalla pubblicazione dell'esordio dei russi Pyre “Human hecatomb” e, nel frattempo, quello che era un quartetto è diventato un terzetto perdendo per strada più di un batterista. Ma ciò non ha fatto perdere d'animo i Nostri: infatti Dym Nox non si è occupato solo delle vocals e delle linee di basso del presente “Chained to ossuaries”, ma anche delle parti dietro le pelli. Per altro con risultati più che discreti in quanto nasce come batterista
.
Nel caso vi foste persi “Human hecatomb”, vi consiglio caldamente di recuperarlo o quanto meno di dargli una possibilità perchè, pur non scoprendo nuove strade di intendere il death metal, lo swedeath dei russi è di ottima fattura, da dare la misura a molte band che si cimentano sugli stessi sentieri.
Ma non siamo qui a tesser ulteriori lodi al debut, quello che ci interessa è l'ascolto delle nuove tracce composte dai Pyre no?

Diciamo subito che “Chained to ossuaries” non è una fotocopia di “Human hecatomb”, bensì una sua naturale evoluzione mantenendo decisi punti di contatto con il passato.
Il suono è meno “zanzaroso” pur rimanendo fedele ai canoni dello swedish death metal – sempre sian lodati Dismember ed Unleashed! - ma a questo giro di danze i Pyre mostrano il loro amore incondizionato per un'altra fondamentale band del death metal europeo, rallentando volutamente i battiti del metronomo in più di una occasione: e chi meglio gli Asphyx è in grado di creare quello spesso, magmatico muro sonoro?

E' innegabile infatti che le tracce più rallentate dell'album – e mi riferisco alla stessa maligna titletrack, o a“Acrosst the shores of emerald fractals”, “Antae to nothingness”, “Death's dawn call”, - hanno parecchi punti in contatto con la band olandese e ciò dona all'album una varietà che non può non esser apprezzata.
Non mancano ovviamente i brani più uptempo: “Impaler the redeemer” è un siluro sparato dritto nelle orecchie, la successiva “Wreath of the crucifix”, sostenuta da un bellicoso d-beat, è una classica scheggia in pieno trip da ascolti “indecenti & osceni”, mentre “Ornaments of bones” e “Disgraced and dethroned” sgomitano con furia controllata.

Con “Chained to ossuaries” i Pyre mostrano di aver maturato un maggiore eclettismo senza per questo ammorbidire la propria proposta musicale, armonizzando le proprie influenze in modo fluido e naturale.
Perchè alla fin fine gli ingredienti con cui si si può realizzare un album OSDM li conosciamo più o meno tutti no? Ma saper preparare un piatto gustoso che soddisfi il palato – o in questo caso l'udito – è solo per chi è davvero capace.

E i Pyre appartengono a questa categoria.

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