Iron Savior (Piet Sielck)

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In una breve, ma interessante chiacchierata, il vecchio volpone tedesco Piet Sielck ci racconta l’ultima fatica dei suoi Iron Savior, “Megatropolis”, oltre a parlare a ruota libera anche dei Savage Circus, di videogiochi e soprattutto, di heavy metal senza compromessi…

Potremmo descrivere il vostro nuovo album come il più semplice, diretto e più classicamente “metal” della vostra carriera?
“Non posso che essere d’accordo! In effetti abbiamo proprio voluto muoverci in questa direzione, prima di tutto perché ho sempre amato canzoni come ‘Break The Curse’, insieme ad altre di ‘Battering Ram’, che sono appunto dirette, senza fronzoli e molto divertenti da suonare dal vivo. Un altro motivo per cui ho voluto produrre un album ancora più heavy dei precedenti, è che intendo distinguere con estrema chiarezza gli Iron Savior dai Savage Circus. Dopo ‘Battering Ram’, avendo avuto l’esperienza coi Savage Circus, avrei certamente potuto inserire elementi progressive, che magari non sarebbero neanche stati fuori luogo, ma ho preferito dare agli Iron Savior una connotazione precisa: questo è il modo in cui voglio che questa band suoni!”

Quindi, per te, i Savage Circus rappresentano un impegno a tempo pieno e non solo un side project?
“Certo, dedico ai due gruppi lo stesso impegno e la stessa quantità di tempo.”

Mi stavo appunto chiedendo se non fosse difficile suonare in due gruppi diversi, ma con eguale importanza, considerando che svolgi anche l’attività di produttore…
“Beh, in fondo è da un po’ che non produco altre bands, ma riuscire a tenere in piedi tutti questi progetti è possibile, se lo si vuole davvero. Attualmente sono molto impegnato coi miei due gruppi e li amo entrambi allo stesso modo, anche se ovviamente gli Iron Savior sono da sempre la mia creatura e ho intenzione di continuare con loro, qualunque cosa succeda. Però considero i Savage Circus un grande gruppo e sto davvero bene con gli altri ragazzi che ne fanno parte, quindi sì, intendo decisamente andare avanti con entrambe le bands. Sento di avere l’energia necessaria per farlo con continuità.”

È curioso notare come, nel corso della tua carriera, ci sia sempre stato qualche collegamento con Helloween, Gamma Ray e Blind Guardian, dal momento che hai collaborato spesso con musicisti provenienti da queste bands.
“È vero, questo è anche un altro motivo per il quale ho fortemente voluto che gli Iron Savior diventassero ancora più distinguibili dagli altri gruppi. Credo che ‘Megatropolis’ non suoni come gli Helloween, ne’ come i Blind Guardian e meno che mai come i Gamma Ray: è un disco degli Iron Savior, puro al 100%. ‘Puro’ è la parola adatta per descrivere bene questo album, credo che sintetizzi alla perfezione quello che era il nostro intento mentre lo stavamo realizzando.”

Si tratta anche di un album piuttosto corto, è stata anche questa una vostra scelta precisa?
“Sì, perché, quando abbiamo deciso la track list finale, ci siamo ritrovati con quella decina di canzoni che ritenevamo assolutamente migliori. I brani che compongono il disco sono solo quelli che ci sono sembrati davvero buoni e che dicono tutto di ‘Megatropolis’. Quindi, non ritenevamo di doverne aggiungere altri, visto che secondo noi l’album non ne avrebbe avuto bisogno. Avremmo anche potuto scrivere qualche altra canzone, in fondo in passato siamo anche riusciti a realizzare dischi di 70 e più minuti, ma questa volta abbiamo preferito agire diversamente. Posso capire che la gente consideri migliore un disco composto da più brani, in effetti è un modo per dare più valore ai soldi necessari per acquistare un CD, ma da un altro punto di vista, penso che un album debba essere soprattutto divertente da ascoltare. Se un disco è troppo lungo, pur essendo di buona qualità, chi lo ascolta rischia di annoiarsi e magari di avere bisogno di una pausa, prima di completarlo. Del resto, io sono sempre stato un grande estimatore di quegli album che durano fra i tre quarti d’ora e i 50 minuti, come ai vecchi tempi, quando uscivano dischi della durata di poco superiore alla mezz’ora, ma che erano comunque splendidi. Penso che ‘Megatropolis’ possa essere visto in quest’ottica: puoi ascoltarlo tutto d’un fiato e quando è finito, magari può venirti voglia di ricominciare da capo! Mi piace considerarlo come un tradizionale album di heavy metal, della giusta e tradizionale durata!”

Pensando alla vostra discografia, mi sembra evidente che con “Condition Red” abbiate iniziato un ciclo. Sei d’accordo?
“Penso di sì, alla fine questo è lo stile che ci rappresenta pienamente e che ci piace davvero suonare. Siamo felici di proporre questo tipo di musica dal vivo, è la nostra dimensione ideale. Certo, ci piace ancora suonare le nostre vecchie canzoni, che erano generalmente più veloci, però è innegabile che, negli ultimi tempi, abbiamo rallentato il ritmo dei nostri brani. Diciamo che, attualmente, siamo soddisfatti così. Poi, chissà, magari nel prossimo album alzeremo di nuovo il tempo delle canzoni, ma è un po’ presto per dirlo. Sai, avendo così tanti pezzi speed nei nostri dischi precedenti, sentivamo il bisogno di inserire qualche mid tempo in più, anche per portare un po’ di varietà ai nostri concerti. Ad esempio, una canzone come ‘Cybernatic Queen’ è perfetta da suonare dal vivo, sono certo che ai fans piacerà parecchio.”

Non possiamo però dimenticarci di “Flesh”, che è uno dei brani più particolari che abbiate mai composto…
“Assolutamente sì, ‘Flesh’ aggiunge nuovi elementi alla musica degli Iron Savior, cose che in effetti non avevamo mai sperimentato prima, se non in piccole parti di altre canzoni. Dovevamo ancora comporre un’intera canzone così, con un tempo cadenzato e una pesantezza molto marcata, che ne fanno l’episodio più heavy di ‘Megatropolis’. Devo ammettere che rappresenta un brano speciale per me, mi piace la sua esplosione di heavy metal! Molti credono che il metal debba essere a tutti i costi velocissimo, ma se pensi alla parola stessa, ‘heavy’, indica qualcosa di massiccio e molto difficile da spostare…”

Penso che in “Megatropolis” ci siano tutti gli ingredienti che potranno fare felici i vostri fans, incluso l’ormai immancabile riferimento alla fantascienza. Ecco, quindi, che arriva l’altrettanto immancabile domanda su quale tema hai trattato nei testi!
“Anche questa volta non c’è nessun concept generale, i testi sono del tutto indipendenti fra loro e sono stati ispirati da diversi elementi: alcuni traggono spunto da certi film, come ‘The Omega Men’, che prende il titolo da un vecchio film del 1971 con Charlton Heston. ‘Cyber Hero’ si riferisce invece al mondo dei videogiochi, in particolare alla gente che gioca a titoli come ‘World Of Warcraft’ e tutti gli altri giochi multiplayer di massa: non sono un grande fan di questo tipo di videogames ed è per questo che nel testo della canzone si può trovare una certa ironia, voglio dire, è certamente una forma di intrattenimento interessante, ma penso che il mondo reale sia molto più stimolante! Conosco delle persone che sono totalmente rapite da quel tipo di giochi e passano tutto il santo giorno di fronte al computer, alzandosi solo per andare al bagno o mangiare qualche schifezza… Penso che, alla lunga, possa diventare un problema serio. Ripeto, è di sicuro un tipo di gioco interessante, non fosse altro che per il fatto che si gioca contro avversari ‘umani’, che alla fine costituiscono una grande comunità, ma penso anche che vivere costantemente in un mondo parallelo e virtuale sia pericoloso. Sono del parere che ci voglia un certo autocontrollo, per non soccombere a quel mondo artificiale: è sicuramente positivo il fatto di potersi lasciare alle spalle i problemi di tutti i giorni e diventare, per qualche ora, un potente mago in guerra contro gli orchi malvagi, ma bisogna anche avere la capacità di spegnere il computer, a un certo punto, e tornare alla vita reale.”

A proposito di “Cyber Hero”, cosa diamine dici alla fine della canzone [c’è una specie di sketch recitato da Piet in tedesco, presumibilmente mentre inveisce contro il computer, Nda]?
“Lavoro con i computer tutti i giorni, ogni tanto mi cimento anche in qualche videogioco come Tekken, che adoro, e credo che tutti coloro che hanno avuto a che fare con un PC, si siano ritrovati almeno una volta in quella situazione. Molti sanno cosa vuol dire svolgere un lavoro di tutto rispetto, o magari arrivare all’ultimo livello di un videogioco e vedere il computer che si blocca, facendoti perdere in un colpo tutti gli sforzi compiuti! Ecco, quel quadretto alla fine della canzone è in pratica la mia reazione quando succede una cosa del genere…”

Quali sono i vostri piani per il tour?
“Dovremmo iniziarlo in autunno. Purtroppo, subito dopo l’uscita dell’album non abbiamo avuto la possibilità di organizzare tutto, a causa dei miei impegni coi Savage Circus, ma una volta completato il lavoro per il prossimo disco di questi ultimi, dovremmo partire col tour degli Iron Savior.”

Hai mai pensato di imbastire un tour con entrambi i gruppi?
“Sì, ovviamente ci ho pensato, ma ho anche immediatamente lasciato perdere! Anche se nei Savage Circus mi occupo solo della chitarra e non anche del cantato, bisogna ammettere che un loro concerto è comunque molto faticoso e pieno di energia. Posso sicuramente immaginare di suonare qualche volta coi due gruppi nella stessa sera, ma un intero tour, in cui fare due concerti, tutte le sere per mesi, mi farebbe probabilmente finire in ospedale!”

Qualche tempo fa gli Iron Savior sono stati headliner all’Agglutination Festival, evento piuttosto particolare, in quanto si svolge nel Sud Italia, che notoriamente ha poca scelta, in quanto a concerti metal. Quali sono state le tue impressioni in merito?
“Si trattava certamente di un festival un po’ piccolo, ma molto ben fatto. Più che altro, ricordo che il posto era nel bel mezzo del nulla, ci erano volute ore per arrivarci dall’aeroporto! A parte questo, però, devo dire che gli organizzatori sono stati molto amichevoli, i fans sono stati fantastici ed era bello anche il luogo scelto per ospitare il concerto. Perciò, non posso che parlarne bene, ho un ottimo ricordo di quella serata!”

OK Piet, siamo al termine, vuoi dire qualcosa ai fans italiani?
“Certo, è una cosa che ho ripetuto spesso, ma ci tengo a far sapere che, nonostante l’assenza degli Iron Savior sia stata un po’ lunga, sono estremamente felice del fatto che ci sia ancora tanta gente che ci segue e si dimostra sempre interessata al nostro gruppo. Spero che riusciremo a ripagare i fans dell’attesa e che ‘Megatropolis’, che considero attualmente il nostro album più puro e senza compromessi, possa piacere a chi ci segue fin dall’inizio. Ascoltatelo e divertitevi!”

Intervista a cura di Michele 'Freeagle' Marando

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