Embrace of Disharmony - Whispers From the Edge of Nowhere

Copertina 6,5

Info

Demo
Anno di uscita:2011
Durata:27 min.
Etichetta:Autoprodotto

Tracklist

  1. HADES
  2. VISION IN A DREAM
  3. SLEEPING FAITH
  4. DIRGE ON A SOUL STARING AT THE STARS
  5. A DESCENT INTO THE MAELSTROM

Line up

  • Gloria Zanotti - Female Vocals
  • Gabriele Vendittelli - Male Vocals
  • Matteo - Guitar
  • Leonardo Barcaroli - Bass
  • Alessandro Santilli - Drums
  • Riccardo Piergiovanni - Keyboards

Voto medio utenti

Arrivano da Roma gli Embrace of Disharmony, prog-metal band di belle speranze e dalle ottime potenzialità. Bello e particolare l’artwork di questo EP a titolo “Whispers from the Edge of Nowhere”, che ci propone quattro tracce più un interludio, più che sufficienti per farsi un’idea della proposta musicali dei capitolini. Siamo di fronte ad un metal-prog di base Symphony X-DT, con l’aggiunta di una female singer, a cui fanno da contraltare occasionali voci maschili molto baritonali, ed in alcuni momenti (soprattutto nella conclusiva “A Descent into the Maelstrom”) growls e/o screams. È più che evidente, tuttavia, come il lavoro sia instruments-oriented, e sin dall’opener “Hades” la band trova modo e spazio per incastonare nella struttura dei brani momenti strumentali, che a volte (“Vision in a Dream”) arrivano quasi a sfociare nel jazz. Ma la solida base è più che mai Dreamtheateriana, e le ottime capacità dei nostri ai vari strumenti devono fare poca strada per essere percepite.

Il problema, in un lavoro come questo, è a volte la troppa quantità di idee, ossia l’esatto opposto di quello che di solito succede! La band ha tecnica, voglia, si avverte quasi un’urgenza di esistere, musicalmente parlando, ma tutto ciò viene infilato quasi a forza dentro la singola canzone, risultando difficile da metabolizzare. Un po’ di esperienza in più dovrebbe portare gli EoD ad acquisire personalità, a saper meglio bilanciare l’estro strumentale con la necessità della forma-canzone, per cui il futuro spero/credo abbia buone notizie per la band. Un’ultima nota a margine: le voci maschili sono spesso decisamente mal riuscite, e fanno da pessimo contraltare al cantato di Gloria, che, peraltro, potrebbe cercare un’impostazione meno scolastica, provando a lavorare sul carico di fiato negli acuti, che a volte risultano troppo “sottili”, non vibrati, poco personali.

Insomma, un buon punto di partenza, su cui lavorare per un futuro (spero) roseo.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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