Bad Boy - Private Party (Reissue)

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2024
Durata:38 min.
Etichetta:Pride & Joy Music Classixx

Tracklist

  1. INTRO - RUN FROM YOURSELF
  2. DON'T PRETEND
  3. CAN'T YOU SEE
  4. HAVE I THE RIGHT
  5. HOW LONG
  6. LET ME LOVE YOU
  7. COME WITH ME
  8. COME A BIT CLOSER
  9. HERE I AM
  10. PRIVATE PARTY – CLOSING
  11. YOU AND ME AGAINST THE WORLD (BONUS TRACK)

Line up

  • Scott Stephen: vocals, guitar
  • Steve Grimm: guitars, keyboards, vocals
  • John Marcelli: bass, vocals
  • Hector "Jackie" Ramos: drums

Voto medio utenti

Conoscevo i Bad Boy unicamente per le loro prime due incisioni discografiche (“The band that Milwaukee made famous” e “Back to back”, rispettivamente del 1977 e del 1978, entrambe su United Artists Records e poi ristampate da Rock Candy) ed ignoravo che la loro parabola artistica avesse avuto una propaggine addirittura fino ai nostri giorni (grazie soprattutto all’immutato fervore espressivo del leader della band Steve Grimm).
Già solo per questa ragione non posso che plaudere ancora una volta al lavoro di “archeologia” rockofila che la Pride & Joy Music, nella sua sezione Classixx, sta portando avanti con competenza e cognizione di causa, andando a riscoprire questo “Private party” uscito nel 1981 per la Streetwise Records (l’etichetta del gruppo stesso), e francamente (e non lo dico per “giustificare” la mia appena confessata ignoranza …) decisamente meno noto dei suoi due predecessori.
Per chi non li conoscesse del tutto, stiamo parlando di una formazione nata verso la metà degli anni settanta con la denominazione Crossfire, e poi costretta a cambiare monicker per questioni di copyright.
Spinti anche dal successo che gli Aerosmith stavano avendo nell’area di Boston, Steve Grimm, John Marcelli, Joe Luchessi (alias Joe LaVié) e Lars Hanson danno origine a due album che si fregiano addirittura di collaborazioni “eccellenti” (Ian Hunter, Earl Slick e persino Ray Manzarek), sebbene non sempre accreditate ufficialmente.
Il loro hard-rock adescante, capace di sconfinare nel glam e nel power-pop (qualcosa tra Aerosmith, Cheap Trick, James Gang, Buchman Turner Overdrive e Mott the Hoople), garantisce ottimi riscontri di pubblico e critica e ciononostante, a causa del diverso orientamento musicale scelto dalla United Artists, i Bad Boy rimangono senza contratto.
Da qui l’uscita dal gruppo di Luchessi e Hanson (che formano i The Rage) e, con l’ingresso di Hector "Jackie" Ramos (poi in Bad Moon Rising, Bangalore Choir, Hericane Alice, …) e Scott Stephen, la pubblicazione in forma “privata” del disco oggetto della disamina, ancora una volta piuttosto gradevole, anche se leggermente più “dispersivo” e meno incisivo dei primi due full-length.
Ciò detto, il grintoso e seducente rock n’ rollRun from yourself” è un bel modo per iniziare la “festa”, così come piacciono le suggestioni glitter-blues di “Don't pretend” e anche l’attitudine vaporosa e “radiofonica” di “Can't you see”, “How long” e "Let me love you” finisce per trasmettere vibrazioni positive.
Have I the right” è un buon remake in forma punk-eggiante di un hit dei sixties (a firma The Honeycombs, poi riproposto da svariati altri artisti), e se “Come with me” si segnala per la vivace linea melodica (dai tratti sonori non lontanissimi da certi Thin Lizzy), in “Come a bit closer” e “Here I am” emerge una disinvolta ammirazione per i Kiss.
Un altro scanzonato inno R’ n’ R’, che prende il nome dell’opera, in origine chiudeva un programma che invece in questa edizione è arricchito da una pregevole bonus-track, “You and me against the world”, capace di conquistare l’astante con la sua melodia ad ampio respiro e il contagioso refrain.
Il “treno” (che sia quello immortalato nell’intro / outro di “Private party”?) per l’affermazione su vasta scala i Bad Boy lo avevano perso, ma di sicuro non avevano smarrito la passione innata per certi suoni e la capacità di renderli al tempo stesso accattivanti ed energici … se non disdegnate il “concetto”, riscopriteli, sono sicuro che li gradirete.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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