Smettano immediatamente di leggere quelle persone che pensano a Michael Kiske solo ed esclusivamente come all’ex cantante degli Helloween; smettano immediatamente di leggere quelle persone che ascoltano solo ed esclusivamente power metal made in Germany e non sopportano nulla che possa in qualche modo discostarsi da questo trademark. Questa non è roba per loro. Da parte mia, qualcuno potrà anche trovare esagerata questa recensione e il voto riportato sotto, ma sinceramente me ne frego. Giunge al secondo capitolo il progetto
Place Vendome, ideato dal boss della Frontiers Serafino Perugino per unire le straordinarie doti compositive di Dennis Ward (Pink Cream 69) e quelle canore di Sua Maestà Michael Kiske. Il primo disco, uscito quasi tre anni fa, era stato senza dubbio una mossa commerciale ma la qualità delle composizioni era talmente alta da fugare ogni scrupolo. La cosa si ripete con questo nuovissimo “Streets off ire”, che vede confermata in pieno la squadra vincente: oltre a Dennis Ward (ancora una volta una produzione spettacolare!) dei PC69 fanno parte anche Kosta Zafiriou e Uwe Reitenauer, mentre Gunther Werno dei Vanden Plas ha fornito il suo contributo alle tastiere. La vera novità riguarda però i songwriters: questa volta il team della Frontiers ha svolto un vero e proprio lavoro di committenza, affidando le varie composizioni ad alcuni dei migliori autori oggi presenti sulla piazza del Melodic Rock. Sono infatti della partita Torsti Spoof dei Leverage, Ronny Milianowicz dei Saint Deamon e Robert Sall dei Work of Art; oltre, naturalmente, a quella vecchia volpe di Magnus Karlsson (suo infatti il bellissimo singolo “My guardian angel”). Una scelta sicuramente azzeccata, visto che ha creato una maggiore eterogeneità rispetto al primo lavoro e ha fatto sì che ogni musicista si concentrasse su pochi brani, sparando dunque le proprie cartucce migliori.
Per il resto, che posso dire? Disco straordinario, tra i migliori ascoltati in questo campo negli ultimi anni. La voce di Kiske ha ormai raggiunto livelli inarrivabili, conservando il suo timbro cristallino ma acquistando una gamma di sfumature infinite, che non possono più essere ridotte al semplice canone power. Sentitelo su “Valerie”, song pesantemente debitrice al repertorio dei Toto, oppure sulla toccante “Completely breathless”, e ditemi se non siete d’accordo con me!
Tutto il disco è comunque un meraviglioso compendio di ciò che l’AOR di classe può fare quando giunge ai suoi massimi livelli: la robusta title track col suo refrain esplosivo, il ritmo trascinante di “Follow me” (che chorus pazzesco!), “Believer” e “Surrender your soul”, la dolcezza di “I’d die for you”, l’epicità di “Set me free” e “Dancer” e chi più ne ha più ne metta. Ogni song è un piccolo capolavoro, ogni singolo episodio di questo cd potrebbe potenzialmente diventare un hit single da manuale. Sto esagerando? Mi sto facendo prendere la mano? Probabilmente sì, ma non ho nulla di cui rimproverarmi: sto ascoltando questo disco da quasi un mese. Ininterrottamente. Tutti i giorni. Non vedo l’ora che esca nei negozi perché sì, per un’uscita del genere vale davvero la pena di spendere i propri soldi. Di nuovo, i Place Vendome non sono un gruppo e “Streets of fire” un prodotto confezionato ad arte per conquistare i fan di Michael Kiske e quelli che normalmente comprano le uscite della Frontiers. Addirittura, i più maligni diranno che, in cambio della pubblicazione dei suoi dischi solisti, la label napoletana avrebbe imposto al singer di cantare su lavori commercialmente più spendibili. A parte il fatto che a me le sue ultime produzioni piacciono eccome, chissenefrega! Se tutto ciò che è fatto per far soldi fosse come “Streets of fire”, il mondo sarebbe davvero un bel posto in cui vivere.
Grazie Frontiers, grazie Michael, grazie a tutto il team dei Place Vendome. Se adesso decideste anche di mettere in piedi un bel tour, sappiate che potrete senza dubbio contare sulla mia presenza…