Gli
Iron Fire sono uno dei più grandi misteri della fede metallica mai apparsi su questa terra: dopo un buon esordio su
Noise nel lontano 2000, acerbo ma pieno di spunti clamorosi ("
When Heroes Fall" è la canzone più eroica e struggente della storia) ed il successivo penoso ed orrido "
On The Edge", gli Iron Fire hanno ruotato sempre più sulla sola figura di
Martin Steene, il cantante che ha sempre sognato di fare hard rock ma che per tirare avanti la carretta s'è riciclato malvolentieri nel contesto power metal che da sempre gli Iron Fire portano avanti.
Scaricata o comunque travolta dal collasso economico della Noise, la band danese ha trovato nell'austriaca Napalm nuova linfa e supporto e, sinceramente, non se ne capisce il perchè: un nuovo disco letteralmente indecente, a nome "
Revenge", un mediocre "
Blade of Triumph" ed oggi è la volta del quinto disco in studio, intitolato "
To the Grave" e se si volesse essere un po' maligni ci si augurerebbe davvero che questo disco possa consegnare questa band all'oblio...
Tornando al lato musicale della faccenda, se conoscete anche un minimo gli Iron Fire, saprete tutto a menadito: a parte le folle hard rockeggianti del secondo album, non si sono mossi di una virgola dal loro songwriting medio, fatto di melodie (non troppo accattivanti), di cori vagamente epici, di un power di velocità media non troppo elevata, e di riffs veramente inefficaci, inoffensivi e banali che più banali non si può; se a tutto questo aggiungiamo la voce del leader Martin che da 9 anni a questa parte è completamente fuori contesto e che sciupa anche quelle minime situazioni in cui la band potrebbe dire qualcosa, beh allora siamo davvero alla frutta.
Inutile dire che la band ancora una volta ha cambiato line up e che quindi non è assicurata minimamente una coesione ed una stabilità degna di questo nome, anche dato che tutto il processo di songwriting è affidato al giulivo singer: è noto infatti che con questi ultimi trasferimenti, gli Iron Fire abbiano raggiunto il clamoroso record di già 16 ex-membri, il tutto in 10 anni di vita scarsi e soli 5 album in carnet.
5 album. come 5 è il voto che questo
"To the Grave" merita, così come l'intera carriera della band più sopravvalutata dell'universo. Se vi interessa approfondire, fiondatevi senza riserve sull'unico capitolo interessante e degno di lode, quel "
Thunderstorm" che sebbene castrato da una prestazione vocale indecente racchiude al suo interno gemme di prezioso valore.
Per il resto, anche se questo ultimo album non raggiunge le sconcerie di "
Revenge" o "
On the Edge", rimane veramente una carriera stupefacente rapportata al valore di questa ormai one-man band.
Con il massimo rispetto ovviamente al sig. Steene che per riuscire in un'impresa del genere deve essere davvero un genio del marketing.
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