Delicatissimo ma al contempo profondo e sentimentale, questo ‘Zal’, ultima fatica dei Stoa, combo formato da soli tre membri (tre dolci pulzelle). Questo platter ha il sapore dell’autunno, il rumore delle onde del mare che si infrangono tra le rocce della costa, l’odore dell’umida oscurità e quell’impalpabile sensibilità e dolcezza che rendono l’aria cristallina e fermano il tempo. Qua di Metal vi è nulla…ma veramente nulla. ‘Zal’ è un viaggio all’interno della spiritualità, un tocco gentile che ti penetra dentro e che sfiora la profondità dell’anima. È come se un turbinio di sentimenti si rincorresse nei lugubri corridoi dei castelli rinascimentali, prima di posarsi dolcemente, per dissetarsi, sulla riva del chiaro ruscello che solca il verde prato della speranza di amore eterno che due amanti, follemente persi l’uno dell’alto, covano in fondo al cuore. Siamo davanti ad un monolito di musica classica, barocca e neo romantica, ottimamente composta, arrangiata e suonata, che trasuda dinamicità e leggiadria, ove sopra ad ogni singola gemma (a parte le strumentali ‘I Held The Moon’, ‘Think About Eternity’ e ‘Winter’) si staglia la stupenda voce da soprano di Antje Buchheiser che recita poesie di James Joyce, Sam Rosenthal, Keiji Sayama, Paul Verlaine, William Shakespare, William Blake, Boethius e Rilke…è come se questi immortali scritti respirassero, pulsassero di vita propria all’interno delle composizioni di O. Parusel (la mente compositiva delle tracks) e che la musica stessa prenda forma su e per loro, mentre echi di New Age, in perfetto Philip Glass style, e continui richiami a quella musica sinfonica che caratterizza da sempre le grandi pellicole cinematografiche ora horror, ora gioiose, ora drammatiche e tristi, rendono il tutto più affascinante. Senz’altro un ottimo ed ardito lavoro, dunque, pregno fino al midollo di inquietante bellezza…’Zal’ ti cattura, e non ti lascia più andare, ti imprigiona tra le trame musicali del sogno e ti risputa depurato e candido come un bambino. Perfetto per chi, dopo una dura giornata di lavoro o di studio, abbia voglia di perdersi nell’abbraccio del fato.
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