Non avevo mai ascoltato niente dei nostrani Theatres Des Vampires prima d'ora, quindi la curiosità nell'avvicinarmi a questo nuovo "Suicide Vampire" è stata veramente grande. Di certo non mi aspettavo un album di feroce black metal, visto che sia il nome del gruppo sia dell'album mi facevano pensare alle tematiche trattate dagli ormai ultra-famosi vampirelli inglesi Cradle Of Filth. Il paragone mi sembra quantomeno azzeccato per quanto riguarda l'uso di alcune parti vocali e per il fatto soprattutto di insistere nell'inserire un substrato di gothic su un terreno fatto prevalentemente di black, anche se in questo caso rimangono solo dei blast-beat utilizzati raramente qua e là e uno screaming addirittura alleggerito. Si può parlare quindi di heavy metal per quanto riguarda i riff rocciosi di chitarra e di gothic per i cori, per l'uso del violino, e per la continua ricerca della soluzione più romantica e malinconica possibile. Il marchio di fabbrica dei Theatres Des Vampires sono sicuramente i cori, a cui prendono parte anche due vampirelle: cantati in inglese, italiano o latino, con uno stile maestoso ed imponente, risultano sempre ben fatti e soprattutto ottimamente inseriti all'interno delle composizioni. Il gruppo riesce nell'obiettivo di creare delle belle canzoni nel momento in cui tira fuori dal cilindro il riff ad effetto (come nel caso dei primi splendidi trenta secondi di "La Danse Macabre Du Vampire") o il ritornello orecchiabile (vedi la stessa canzone di prima, o anche l'ottima "TenebraDentro"), ma fallisce in alcuni punti con quelle che sono proprio le sue armi migliori. Innanzitutto i brani sono tutti molto simili, in quanto strutturati con gli stessi ingredienti mescolati tra loro secondo gradazioni diverse, ma purtroppo dopo la quinta traccia la predominanza dei cori e spesso l'invadenza della tastiera tendono a far diminuire l'interesse nell'ascoltatore e a fargli venire voglia di spegnere il tutto. Inoltre a volte va a finire che ci si perde in arrangiamenti pomposi, o in lunghe parti atmosferiche che tentano di creare un'atmosfera da film horror, e intanto si rischia di perdere il filo del discorso e di diventare troppo pretenziosi. Però in generale quando il gruppo resta nei binari il lavoro fila, eccome! I momenti più interessanti stranamente risultano proprio essere quelli gotici, come ad esempio il quarto pezzo "Queen Of The Damned" che sembra essere uscito da una compilation degli anni '80. Non sono insomma bene riuscito a capire quale sia la direzione nelle intenzioni del gruppo, ma l'impressione generale è stata quella di una band ben affiatata e preparata, soprattutto dal punto di vista strumentale. Un album consigliato, magari dopo un ascolto dal vostro negoziante di fiducia!
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