Gli
Orange Betty propongono un rock alternativo, basato sulla ricerca di sonorità ed atmosfere morbide e piuttosto sofisticate. Passaggi rarefatti, tastiere e pianoforti in sottofondo, ritagli acustici, l’essenza di questo lavoro viene espressa dall’intreccio di lunghi momenti riflessivi e malinconici, talvolta quasi eterei, con elementi elettronico-progressivi.
Non sempre la vena poetica ed ombrosa del trio coglie il bersaglio, vi sono ancora molte fasi troppo diluite e prolisse, vedi la ballata autunnale “Hamster’s wheel”, oppure soluzioni che destano perplessità come l’urlo guerresco che imperversa nella conclusiva “Athens attacks Sparta”. L’episodio più completo e delineato pare essere “Pimp my hospital”, dove geometrie ritmiche che riconducono in qualche modo a Neurosis, Isis e compagnia, si accompagnano ad una celestiale influenza progressiva. Alcune idee interessanti anche nell’accoppiata “Recuerdo de juventud/Zonked girl”, nelle quali troviamo impalpabili scenari lunari mischiati a sperimentazioni elettroniche e vocali.
Nell’insieme si tratta di un sound piuttosto cerebrale, soffuso, assai malinconico e triste, pur se di ampio respiro. Tenuto conto della giovane età del gruppo, si nota comunque già un embrione di personalità. Però occorrerà lavorare ancora parecchio su questo materiale.
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