Con l’uscita di
Rotten Bodies torno finalmente ad ascoltare e scrivere dei profanatori anali livornesi.
Considerando la bontà dei pezzi contenuti nel demo targato 2007, ero quanto mai curioso di mettere le mani sulle nuove composizioni per saggiarne affinamento e rinnovata consistenza. Manco a dirlo non sono rimasto deluso!
I Profanal, fatto del suono scandinavo il proprio credo definitivo, sfoderano, infatti, quattro pezzi di genuino macello che pare uscito direttamente dai tombini di Stoccolma nei primissimi anni ’90.
Dopo una breve e goliardica intro riportante un’omelia dello stagionato vicario di Cristo in Terra, il gruppo attacca con i nuovi pezzi, il cui denominatore comune è il suono splendidamente zanzaroso delle chitarre, la batteria secca e dinamica quanto basta e il basso che mette il giusto tocco di distorsione oscura in ogni pezzo. Come già fatto in passato, anche questa volta lodo la prova di Rosy, sfoderante una voce che par venire direttamente dalle fogne di Calcutta ricordando (con una certa commozione) il timbro straziante di
Van Drunen. Qualche frammento di
Asphyx si può cogliere anche nel taglio ritmico dei pezzi, che non lesinano cambi di tempo a spezzare la monotonia che salterebbe fuori in brani suonati costantemente a mille.
A patto di essere avvezzi a certe sonorità, dovrebbe essere chiaro che la navigazione all’interno di Rotten Bodies è quanto mai piacevole, anche in funzione di un leggiadro outro che va a precedere il bonus del demo. Parlo di
You’ll Never See, che il gruppo ha registrato durante l’Unholy Brutal Fest a Port St. Luis in Francia.
A onor del vero, la resa dei profanatori sul capolavoro dei mai troppo lodati
Grave non mi ha impressionato come mi sarei aspettato. Problema da poco comunque, perché ai Profanal la torta riesce benissimo anche senza ciliegina finale.
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