Lilyum è un duo nostrano che ha una particolare visione del Black Metal, freddo e siderurgico, che strizza l'occhio in svariati momenti a quel particolare stile che evita di distruggere tutto con la solita cacofonia, cerca più altro l'effetto atmosferico e riuscendoci anche.
The Knife Rises dura poco, soltanto dodici minuti, però riesce a mettere in mostra un potenziale che se saputo sfruttare può abortire cose nere e gelide come la morte. Può sembrare riduttivo racchiudere lo sforzo di un gruppo soltanto in una canzone, ma nel caso dei Lilyum le migliori caratteristiche, e soprattutto le ulteriori possibilità di evoluzione risiedono tutte in Anti Life, dove il riffing si dilata pur mantenendo la sua cattiveria, per non parlare di quegli arrangiamenti semplici ma efficaci che verso il finale fanno emergere un suono cupo e catacombale. In Anti Life è come sentire un mix dei primi cavernosi Darkthrone e degli spaziali (quanto geniali) Darkspace. Si può in alcuni casi accantonare la classica violenza di esecuzione per fare del male in maniera ancora più profonda rallentando, dando spazio a soluzioni stilistiche altrettanto nere come la pece; in sostanza Ambient Black Metal, una materia che questi Lilyum ogni tanto provano a sfiorare, ma che dovrebbero invece aggredire in futuro. La strada è lunga, e qualche angolo deve essere ancora smussato, come ad esempio la programmazione della drum machine, si può fare un lavoro ancora più maturo e disturbante con un po' più di tempo. Da evitare invece quelle soluzioni che in Black Sand rendono il loro Black Metal pura formalità. Ormai ci siamo quasi, la maturazione è vicina, gli assi sono nella loro manica, basterà saperli estrarre.
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