"Empyre" non cambia certo le carte in tavola, al loro quarto album i
Burning Point hanno ormai una propria identità, alla quale il loro leader, il cantante e chitarrista Pete Ahonen, non sembra voler rinunciare. Dal nuovo album il Power Metal della formazione finlandese esce meglio di quanto aveva fatto con il precedente "Burned Down The Enemy", sopratutto grazie ad una manciata di brani come "Manic Merry-Go-Round", "Fool’s Parade" (con un po' Edguy ed un pizzico del Dickinson solista) e l'ammiccante "Sacrifice". Gli antipodi del disco sono rappresentati dalla ruvida "Face the Truth" e dalla ballad "Was It Me", tutto sommato discrete ma certo non all'altezza dell'episodio migliore, quella "Walls of Stone " che si apre acustica per svelare poi un'anima metallica, d'ispirazione ottantiana, ed il miglior riff dell'album.
Ovviamente l'originalità si tiene sempre alla larga dal "punto di combustione", ma la voce di Pete Ahonen continua a risultare convincente e le canzoni si fanno ascoltare con piacere con i Burning Point che riescono a dosare melodia (mai stucchevole) e l'impeto del metal.
Peccato, però, non aver avuto la possibilità di ascoltare le quattro covers destinate solo all'edizione limitata, "I'll Be Yours" (Kirka), "Nuclear Skies' (The Rods), "Let Go" (Q5) e "Gods of Iron" (Running Wild), brani arricchiti da diversi guests, trai quali David Feinstein e Majk Moti.
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