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Koan propongono una formula heavy molto pesante, ostica, frammentata. I sei brani che compongono il loro cd autoprodotto, non hanno nulla di facile o ammiccante. Alla base di tutto c’è una forte corrente sludge, feroce, punkeggiante ed anarcoide, che talvolta esplode in tutta la sua potenza muscolare (“Mdma”). In altre occasioni si accoda a brevi cenni di stoner desertico, per dilatarsi in passaggi di raschiante psichedelia (“Viscera”). Oppure frantuma pallidi echi rock-grunge (“Meredith, Key words”) o ancora si trasforma in granitico muro sonoro dalla struttura cerebrale, sperimentale e rallentata (“Argilla, Ideogramm”).
Buona capacità tecnica, vocals grezze ed astiose, grande scioltezza nel mutare coordinate e spunti delle canzoni, queste sono le migliori doti evidenziate dalla formazione pavese. Che produce comunque musica difficilmente assimilabile, perfino nella repellente copertina, dedicata alla nicchia di fruitori dell’heavy estremo.
In tale contesto, i Koan sono una band da seguire con attenzione.
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