Decisamente un disco come NON ci aspettavamo.
Non parliamo di qualità, ma proprio di stile; gli ultimi brani del precedente EP "
Til Dovre Faller", peraltro recentemente ristampato e pubblicato insieme (ovvero proprio nello stesso cd) al debutto "
Evige Asatro" ci avevano fatto pensare ad una sterzata in territori folk-black, peraltro dimensione a mio avviso decisamente perfetta per una band come i
Glittertind.
Invece...tutto l'opposto!
La componente black è stata DEL TUTTO eliminata, sia vocalmente che a livello musicale, ed anche le componenti più vagamente accostabili alle sonorità estreme, già presenti peraltro dal debut, sono state completamente epurate, consegnandoci dei Glittertind che a tutt'oggi sono una band prettamente folk-metal, e quando parliamo di metal ci riferiamo a metal di stampo classico.
Anche in questo c'è stato un cambiamento, ovvero le atmosfere allegre e birraiole, alla
Onkel Tom, sono pressochè un ricordo in quanto "
Landkjenning" è un album molto oscuro, triste oseremmo dire, cadenzato e plumbeo, che lascia decisamente poche concessioni all'allegria sguaiata e da osteria come nelle solitarie ed insolite "
Longships and Mead" e "
Jeg Snorer Min Sekk"; infatti, a partire dalla omonima opener (tratta, come spesso accade per i gruppi nordeuropei, ad esempio i Tyr, da un'opera del compositore e pianista norvegese Edvard Hagerup Grieg, e chissà quante altri brani del disco lo sono) ci troviamo di fronte a solenni cori, declamazioni eroiche e breaks struggenti e passionali, culminanti in una conclusione degna del miglior film epico di Hollywood.
Il disco prosegue sulle medesime coordinate con la cupa "
Nordafjells" ed anche la ballad "
Gar Min Eigen Veg" mantiene caratteristiche malinconiche con violini protagonisti, che torneranno sulla omonima "
Glittertind", decisamente più movimentata e, se vogliamo, melodica e scanzonata rispetto alla media del resto delle composizioni, sicuramente uno dei brani che lega di più col passato della band norvegese.
Il trittico finale è da puro suicidio, non perchè sia composto da pezzi non all'altezza, anzi!, ma perchè le atmosfere, l'incedere e le tematiche siano praticamente quelle di un doom davvero triste e funereo, ambientazioni al quale i Glittertind onestamente non ci avevano mai abituato.
Che dire? Senza falsi proclami, dobbiamo ammettere che questo "
Landkjenning" ci ha spiazzato in maniera clamorosa, abbandonando sia la direzione scanzonata che quella black metal dei primi due lavori; i Glittertind si sono piazzati su un folk metal decisamente serio, adulto, austero; decisamente ben fatto, coinvolgente e "drammatico" ma il rimpianto per non aver potuto ascoltare una versione estesa di "
Til Dovre Faller" rimane evidente.
In ogni caso un buonissimo lavoro di folk metal con la F maiuscola che non dovrebbe sfuggire a tutti gli amanti della musica nordeuropea, anche per un'ottima produzione ed una veste grafica a dir poco ottimamente realizzata.
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