Non posso che confermare la prima impressione avuta qualche settimana fa in occasione della listening session. "Scent of Human Desire" è un album difficile, un album che mette in difficoltà l'ascoltatore e soprattutto chi ne dovrebbe parlare, descriverlo. Alla loro terza uscita i
Secret Sphere, confermano di sapere e voler continuare ad osare, senza adagiarsi sulle posizioni raggiunte. Questa è sicuramente l'arma vincente che ha attirato su di loro le attenzioni della Nuclear Blast, attuale label del gruppo. Sarebbe stato semplice seguire la linea intrapresa con il precedente album "A Time Never Come", invece i sei alessandrini allentano le briglia alla loro passione per l'Hard Rock più sanguigno, una scelta che li porta a raffronti con gli Skid Row, Zakk Wylde ma anche Motley Crue e Gun's Roses. Queste sono le atmosfere che vanno infatti ad integrarsi con le basi Power, Thrash (quello d'oltreoceano) ed anche Progressive, proposte in passato. In maniera evidente in alcuni casi ("Virgin Street 69"), più subdolamente in altre. L'opener "Rain" ha un inizio sinfonico ed una linea melodica non troppo dissimile dalle vecchie cose, che rende subito riconoscibile il gruppo, anche se non mancano alcune staffilate speedy. "Still Here" rincara la dose, un andamento alla Annihilator, frenetico nell'assolo e nel chorus, dove si colloca anche la componente più rockeggiante. "1000 Eyes' Show", continua su questa linea precedendo "More Than Simple Emotions", che, come intuibile dal titolo, è una ballad con pianoforte e vocals femminili. Queste ultime sono presenti anche su "Scent Of A Woman", altro brano delicato per la prestazione di Ramon e le azzeccate orchestrazioni. Ma siamo andati troppo avanti, abbiamo saltato la variegata "Surrounding", una canzone a metà tra lo speed ed il class metal, "Desire", tanto bella quanto difficile da descrivere, quindi la rockettara "Virgin Street 69" e la più cupa e cattiva (anche nel cantato) "Runaway Train", con soluzioni non lontane dagli Angel Dust). Dopo la già citata "Scent of a Woman", chiude l'album "Life", un brano suddiviso in due parti. La prima è un'introduzione molto atmosferica, mentre "Life 2 (Daylight)" stupisce per il coraggioso songwriting in grado di unire in un unico pezzo molteplici influenze, da una tastiera evidentemente seventies ed un attacco stile Skid row, a parti Jazz che culminano nell'uso delle trombe, dal Rock'n Blues a dei stupendi cori con voci femminili. Come sempre ottima sia la prova del cantante, che non è cambiato nonostante oggi si presenti sotto il nick Ramon, sia del resto del gruppo, sorretto dalla produzione di Achim Köhler (Primal Fear, Brainstorm, Sinner... ) e dal lavoro svolto in Germania agli studi House Of Music. Contorna il tutto la suggestiva copertina realizzata da Thomas Ewerhard. Otttimo album, che mostra solo il fianco a piccole critiche legate a qualche passaggio non troppo fluido. Non so invece cosa aspettarmi dal loro prossimo lavoro: affineranno la formula o getteranno lo sguardo (ed il loro songwriting) ancora oltre? io un'idea ce l'ho, ma tanto i Secret faranno come sempre di testa loro! In linea con l'attitudine del gruppo, dopo un paio di minuti di silenzio al termine di "Life 2", trova spazio una chiusura demenziale con delle risate contornate da chitarra e tastierina strampalate, che francamente avrei evitato. Non è così per il resto dell'album, la parte "vera", quella che conferma i Secret Sphere come una band al di sopra della media. E non di poco.
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