Dopo un ottimo demo quale Thrashers' Attack (2000) e il successivo valido Total War (2001), uscito come split-cd con gli attuali compagni di scuderia Vexed, ecco arrivato il momento del disco d'esordio per gli italianissimi Hatework.
Approdati presso la tedesca Witches Brew, giovane e promettente etichetta dedita a sonorità che spaziano dal thrash al black, gli Hatework danno alla luce il primo full lenght della loro discografia, Madbent For Desaster, nel quale, oltre a numerosi pezzi inediti, tornano brani tratti dalla precedente produzione su demo della band lombarda. Dieci in tutto i brani che compongono l'album, tra i quali trova posto anche una riuscita cover di "All Hell Breaks Loose" dei Misfits, e che ci offrono una band alle prese con un thrash metal nell'accezione più pura e oltranzista del termine.
Niente a che vedere con quello che viene abitualmente definito "thrash" negli ultimi anni, ovvero band come Terror 2000, Carnal Forge o The Haunted per intenderci, bensì Sodom e Kreator, tra i tanti, possono essere i nomi più adatti per inquadrare il sound degli Hatework.
Lontani dalle sonorità tanto in voga tra le band sopra citate, i nostri decidono di pescare direttamente dalle radici del Thrash più puro e genuino, come già dimostrato nei precedenti lavori, anche se con qualche piccolo cambiamento e se vogliamo maturazione nel sound. Va da subito sottolineata una grande maturità compositiva raggiunta dalla band, la quale ha abbandonato in parte la vena più furiosa e caotica per concentrarsi su una stesura più consapevole e ragionata dei brani, i quali ben si alternano tra episodi spinti e tirati alla "Thrashers' Attack" o "Total War" ed episodi più "moderati" come "Hellsquad From The Airways" e "Dawn of the Dead", nelle quali emerge il lato più heavy del trio.
Penalizzato solamente da una resa sonora in parte non all'altezza degli standard attuali (ma trattandosi di un'autoproduzione siamo già sopra la media), Madbent For Desaster è un irresistibile assalto thrash al quale non si rifiutano certo successivi ascolti. Da sottolineare in ultimo la prestazione da urlo dei singoli elementi, in particolare della chitarra di Marco, preciso e quadrato nelle ritmiche quanto estroso ed incisivo nei gustosissimi assoli disseminati per tutto il corso dell'album.
Una band che lascia ben sperare per il proprio futuro e caldamente consigliata agli amanti della vecchia guardia i quali non devo assolutamente lasciarsi scappare questo grande disco. Thrash 'till death!!
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