Gradito ritorno quello dei
Bullfrog, consolidato trio veneto che da anni tiene alta la bandiera dell’hard rock più classico e tradizionale. Il loro terzo e curatissimo album rappresenta una sorta di consuntivo dei lavori precedenti (“Flower on the moon, 2001 e The road to Santiago, 2004”), riuscendo ad amalgamare alla perfezione gli aspetti ruvidi e bluesy con le grandi doti melodiche del gruppo.
La maturazione dello stile si esprime mediante brani lunghi e corposi, ricchi di spunti e sfumature ma pur sempre legati all’immediatezza di un rifferama vivace e spontaneo. Hard, blues, soul, southern, country, i Bullfrog utilizzano uno spettro di colorazioni rock praticamente completo, passando agilmente dagli schemi settantiani caldi e pulsanti (“F for fool, On through the night”), a soluzioni più stemperate ed insinuanti (“Rocking ball, One for a zero”), fino a giungere alla canonica ballata di stampo e gusto americano (“Every sunny day, Keep me smile”). Ed anche quando i temi vengono maggiormente diluiti, vedi le imponenti “Detour” e “Poor man cry”, restano legati ad un forte impatto melodico e non soltanto a lunghi sfoggi di solismo strumentale.
Ovviamente nel disco c’è la chiara impronta del glorioso passato che fa capo a Deep Purple, Uriah Heep, Grand Funk ed altri maestri, ma emerge altrettanto nettamente lo sforzo dei Bullfrog per rafforzare la propria impronta personale. A cominciare dall’attenzione per un artwork brillante, alla masterizzazione effettuata a New York, ad altri piccoli particolari che rendono il prodotto all’altezza degli scenari internazionali.
Non c’è dubbio che questo lavoro sia, al momento, il vertice espressivo della formazione veneta. Un disco da raccomandare agli appassionati dell’hard rock di qualità, di qualsiasi età o generazione.
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