Questa che sto per raccontarvi è una storia d'amore, di dolore, di passione e di redenzione.
Andrew Gorczyca è un giovane ragazzo americano, nato con dei gravi problemi. I suoi genitori ed i suoi fratelli fanno di tutto per farlo crescere serenamente, e Andrew si appassiona sin da piccolo alla musica e alla chitarra.
Andrew muore nel 2004, a soli 40 anni. Lascia dietro di sè tanti ricordi, tanto amore, e alcune composizioni da lui scritte, musicate ma mai registrate in maniera professionale.
Sarà suo fratello, il batterista Chris G., a prendere in carico l'idea di tributare l'arte di Andrew; gli ci vorranno più di quattro anni, e una miriade di partecipazioni a dir poco strabilianti (leggete la lista dei musicisti di questo disco, e stupitevi), ma alla fine, le composizioni di Andrew diventano realtà.
Eccovi dunque tra le mani
"Reflections: an Act of Glass", disco di meraviglioso prog rock, dall'altissima qualità compositiva ed esecutiva; 8 songs belle, delicate, in cui l'amore di Andrew per il progressive rock viene trasformato ed amplificato dagli arrangiamenti di suo fratello, ed ancor più dall'esecuzione superba di musicisti del calibro di Adrian Belew, quasi tutti gli Spock's Beard, Mike Keneally, e chi più ne ha più ne metta. Prog Rock molto simile agli stessi Beard, o ai Marillion più soffici (quelli di Steve Hogarth), ancor più delicato e in punta di fioretto, in cui le canzoni si lasciano assaporare più e più volte senza mai risultare noiose o banali.
Questo disco è frutto dell'amore di un fratello, del genio compositivo di un uomo che ci ha lasciati troppo presto, e della sterminata bravura di un pugno di musicisti dalle capacità indiscusse. Sono stato davvero onorato di aver potuto ascoltare questa piccola perla, e, anche se non credo che il progetto vedrà mai la via del live, mi consolo pensando che la Musica, quella vera, a volte può rendere immortali. Grazie, Andrew.
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