Tornano i
Necrodeath e lo fanno con un disco che si discosta dal precedente Draculea, un concept sulla figura di Vlad Tepes III, che almeno per quanto mi riguarda si rivelò un disco spento e senza mordente. In questo 2009 la band decide di riprovarci andando a rispolverare un po' di quella sana e cafona arroganza Thrash Metal che gli compete (in teoria questi sono gli intenti, in teoria), almeno fino a prima di Draculea. Il nuovo
Phylogenesis non ha nessuna colpa, come forse nemmeno i Necrodeath stessi, è soltanto la metafora di un periodo di incertezza, mi sto riferendo ai continui cambi di line-up che il gruppo ha subito negli ultimi anni, e il risultato non può che essere un cd incerto, spesso confuso, soprattutto manca quella capacità di annichilire l'ascoltare al primo colpo, con quei riffs assassini che rimanevano impressi al primo ascolto. Phylogenesis è lungo, omogeneo e molto compatto, però spesso e volentieri mette in evidenza un songwriting stanco dove tutto risulta estremamente formale e ben calcolato, mentre il lato più istintivo non viene minimamente percepito. Nulla da dire su una produzione come al solito curata ma anche tremendamente uguale a quelle da 100& Hell in poi, senza nulla togliere ai mitici The Outer Studio Sound. A volte i Necrodeath affondano il piede sull'acceleratore come nella prima Awakening Of Dawn, senza scrivere chissà quale capolavoro, ma almeno si fanno apprezzare anche grazie al solismo di Pier Gonella dietro la chitarra. Poi il vuoto, concentrato nella parte finale del disco, dove in sequenza Cloned World, Persuasive Memory e Final War non si capisce dove vogliano andare a parare. Canzoni lente e trascinate per inerzia, forti ancora di quelle atmosfere presenti in Draculea, che come ho avuto modo di dire non lasciavano di certo il segno. Non è una questione di infantilità, per cui dai Necrodeath ci si attendono sempre le solite sfuriate, ma almeno il dinamismo presente in dischi come Ton(e)s Of Hate e 100& Hell, questo si. Peccato, non saprei dire se i Necrodeath sono ormai avviati sulla strada di un lento declino, però una cosa è certa: la mancanza di Claudio dietro la chitarra (per buona pace del bravissimo Pier Gonella) inizia a farsi sentire con una certa cronicità. Speriamo sia soltanto una "fase".