Sugli inizi come cover band degli Iron Maiden ha avuto ben presto ragione la passione per quella proposta apertamente influenzata dal progressive metal di Dream Theater che il nostro Carlo Viano aveva già rilevato sui due demo CD che avevano preceduto l'album d'esordio dei Firestrom, "Web Of Deceit". Degli esordi è comunque sopravvissuto il solo chitarrista Manuele Pesaresi, anche se non sono poche le canzoni che ora vengono riprese dai precedenti lavori, composizioni che finalmente si possono giovare di una registrazione e di suoni all'altezza.
Oltre ai già citati Dream Theater, già a partire dall'opener "Angeldevil", i
Firestorm possono richiamare altre formazioni, come ad esempio gli Angra, ma anche Labyrinth o Secret Sphere, eppure bisogna ammettere che questa formazione marchigiana, al di là dei vincoli posti dal genere e dei paragoni appena espressi, riesce a metterci del proprio, garantendo una prestazione esecutiva di ottima fattura, unendola a spunti melodici tutto sommato interessanti e sempre ben poco banali.
Riescono, infatti, a non rendere stucchevoli gli intrecci ed i sussulti di "Falling into Alienation" o "Shadows in My Mind", ma poi toppano clamorosamente alle prese della claudicante e sconnessa "Tempus Fugit". Di tutt'altra pasta si rivela invece "Salomè", brano articolato e d'effetto che comunque punta maggiormente sull'impatto emotivo, ben interpretato da Riccardo Curzi, anche se in alcuni momenti del disco il cantante dei Firestorm mostra un po' di affanno, sopratutto nei passaggi più alti e veloci, come quelli della già citata "Tempus Fugit" o di "Pictured by the Moon". Si sale d'intensità (con qualcosa dei Kamelot) con "Beyond Every Rational Thought", e non gli è da meno la seguente "Shadows in my Mind", che si segnala tra i momenti più riusciti dell'album.
Al di là di qualche ingenuità, "Web of Deceit" rimane un apprezzabile esordio che conferma le previsioni già fatte a suo tempo.
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