Si può realizzare un disco completamente strumentale, pregno di tecnica ed estro, evitando al contempo di rivestirlo di quella patina di “seriosità accademica” che abbastanza spesso accompagna tali situazioni espressive? Se lo chiedete ai
Frankenstein Rooster, la risposta sarà sicuramente affermativa, dacché il loro esordio autoprodotto mette in mostra tutte le eccellenze esecutive di cui dispongono, ma anche un’attitudine ironica e solo apparentemente disimpegnata, frutto presumibile di una “sana” e naturale necessità di condividere, suonare assieme e sperimentare con la dovuta applicazione e cultura, ma senza la “vanagloria” di tanti frequentatori del settore.
Nascono, in questo modo, un “genere”,
l’Agri-Rock (è così che i nostri definiscono la loro proposta) e una decina di ottime composizioni (ho un piccolo “debole” per “Vetes robot”, ma tutto il Cd è veramente parecchio godibile e avvincente!) dai titoli
bizzarri in cui vengono abilmente miscelate suggestioni di funk, blues, jazz, metal, country e barlumi di musica orientale, mantenendo costante un gusto melodico negli arrangiamenti sicuramente al di sopra della media, in grado di accontentare anche l’ascoltatore che non abbia soltanto precipue esigenze “specialistiche” da appagare.
Un approccio equilibrato tra assoli, inventiva e strutture armoniche portanti che può ricondurre alle migliori prove di maestri quali Vai, Satriani e Montrose, e ci consegna un gruppo di musici disinvolti, coesi e affiatati, che non cede alla tentazione di indulgere in enigmatiche elucubrazioni e per mantenere alta l’attenzione usa l’arma del sorriso e della leggerezza inserite in un tessuto connettivo di ragguardevole virtuosismo.
Sinceri complimenti, dunque, a Raffaello Indri, Camillo Colleluori (noto per il suo impeccabile lavoro con Garden Wall, Broken Arrow e Vicious Mary, nonché già collaboratore di Indri nei Burnin’ Dolls), Marco Celotti (se non sbaglio, visto anche in Newborn e Streamline, in ambiti artistici piuttosto diversi) e Gianmarco Orsini, capaci di garantire, alla guida di questo curioso “Trattore mutante”, un bel campionario d’emozioni di vario tipo … ammirazione, magari invidia e desiderio d’emulazione (riservate soprattutto ai colleghi musicisti) e, su tutto, una notevole soddisfazione uditiva.
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