Al giorno d'oggi è così difficile già per noi redattori riuscire a catalogare e schematizzare un genere come il black metal, ormai bastardizzato in tutte le salse possibili... da quelle più estreme esplorate agli albori fino alle ultime contaminazioni con power, progressive e addirittura jazz (!). Figuriamoci quindi che confusione deve rappresentare questa situazione per quei gruppi nati negli anni più recenti, incapaci di esplorare nuove strade e presi in mezzo a questo turbinio di differenti influenze.
Tra i maggiori interpreti di questo disagio troviamo sicuramente gli austriaci
Hellsaw, che tuttavia hanno trovato un modo intelligente e redditizio per smarcarsi da questo problema: pescare a piene mani da tutto quello che è già stato fatto in passato, senza prediligere l'una o l'altra vena ma mescolando nelle giuste dosi ognuna di quelle idee che negli ultimi vent'anni hanno contribuito a rendere così amato questo genere. "Cold", fin dal titolo e nostalgica copertina, è perciò un album ruffiano, composto per piacere senza troppi sforzi a un'ampia base di pubblico. Va sottolineato che il merito della band è indubbio nell'aver creato una musica sì derivativa ma anche sostanziosa per quanto riguarda la qualità. Già dall'opener è immediatamente chiaro che i nostri hanno intenzione di esplorare territori vasti, dove a una evocativa introduzione strumentale viene fatto seguire un attacco frontale a base di furiosi blast beat, alternati a suggestive partiture con la sapiente aggiunta di chitarre arpeggiate. Siamo nei solchi degli act norvegesi legati una volta al folk, come Satyricon o Enslaved. I primi, in particolare, sono ben rappresentati nella successiva traccia che potrebbe benissimo essere stata "rubata" agli scarti di produzione di Nemesis Divina. Non c'è solo black metal epico, sulle orme di Taake, ma anche tanta maliconia in stile depressive (svedese o americano, fa lo stesso) e alcune aperture melodiche che mi hanno riportato ai Dimmu Borgir lievemente powereggianti di "Enthrone Darkness Triumphant".
Insomma, come avrete capito, di carne al fuoco ce n'è davvero tanta, per un album eterogeneo che fa proprio della sua strutturazione la forza del successo. Poco importa che tutto sembri stabilito a tavolino: "Cold" è un album che spacca, e in tempi di magra a volte questo può già bastare!
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