Ho sempre più l'impressione che, considerata l'enorme crescita compiuta negli ultimi anni dai gruppi nostrani, la qualità di una release sia ormai da valutare in relazione a più aspetti, tra cui anche il coraggio di sperimentare sonorità sulla carta riservate a band più blasonate. Certo, leggendo i riferimenti a mostri sacri come Opeth e Novembre devo ammettere di trovarmi un po' imbarazzato davanti a paragoni così importanti... ma d'altronde è impossibile muoversi in questi territori senza rischiare di fare il passo più lungo della gamba.
I veronesi
Svanzica non mostrano tuttavia alcuna paura nel proporre la loro personale interpretazione di questo genere caduto ultimamente nel dimenticatoio. Un mix ben riuscito di lunghe cavalcate progressive dove è il tocco rock a essere preponderante, alternate a momenti più metallici in cui la voce pulita si trasforma in growl e le chitarre diventano più pesanti e insistite. Nelle parti melodiche è sempre presente una vena malinconica che dona un velo di dolce tristezza alle composizioni, sensazione però che lascia il passo anche alla spensieratezza in alcuni sprazzi di gioia. Proprio in questo aspetto sta la sostanziale differenza tra gli Svanzica e le band citate sopra: laddove gli altri sono più impostati in schemi più rigidi, ai nostri piace raccogliere influenze anche da ambiti più lontani come il jazz, il funk o la fusion. Questo senza dimenticare l'appartenenza al mondo metal, rinfrescata da frequenti rimandi a sonorità più heavy.
Devo dire di aver apprezzato molto questo lavoro, nonostante l'impressione che spesso le canzoni siano un pout pourri di diverse esperienze più che una vera opera coesa e coerente. Allo stesso tempo avrei preferito una maggiore cura nelle parti vocali pulite, che risultano a volte un po' sgraziate e non del tutto armoniche con la musica che intendono accompagnare. Molto riuscito invece è il lavoro strumentale, specialmente quello della sezione ritmica che riesce sempre a essere incisiva nonostante i continui cambi di tempo e di stile. A parte questi difettucci, "Eos" è un lavoro audace e che si pone al di sopra della media anche per il fatto di aver saputo osare qualcosa che in pochi avrebbero avuto il coraggio di proporre.
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